IL MUSEO "EMILIO LUSSU" FRA MEMORIA E PROGETTO: LA STORIA AD ARMUNGIA

 

Il museo "Emilio Lussu" ad Armungia

Il museo "Emilio Lussu" ad Armungia


di Giuseppe Caboni

La struttura museale dedicata, ad Armungia, ad Emilio e Joyce Lussu, è stata realizzata nel 2009. Un primo nucleo conoscitivo, con un percorso bibliografico riguardante soltanto Emilio, era presente da circa un decennio all’interno del museo antropologico del paese, “Sa Domu de is ainas”. Questa sezione “lussiana” conteneva anche un CD Rom, con video originali e ricostruzioni tematiche, che è stato ripreso e migliorato nell’attuale museo. E’ soprattutto alle donne del paese, con l’aiuto di tecnici di valore, che si deve la crescita di queste iniziative. All’atto dell’inaugurazione dell’esposizione, nell’agosto 2009, l’Amministrazione comunale ha annunciato la formazione di un comitato scientifico che dovrebbe studiare e proporre una struttura più matura del museo, le forme della sua gestione, i materiali di supporto e didattici da costruire. Il comitato, composto da sei persone culturalmente impegnate da decenni e che hanno avuto una significativa frequentazione dei Lussu, oltre che, naturalmente, dotata di una specifica competenza tecnica: Antonietta Langiu, Gabriella Da Re, Luisa Plaisant, Pietro Clemente, Gian Giacomo Ortu ed il sottoscritto. Nella sua versione definitiva il museo avrebbe dovuto essere testimonianza della straordinaria esperienza politica di vita di Emilio e Joyce, ma anche uno strumento per analizzare i temi e i propositi da loro interpretati, ovviamente molto importanti anche per il mondo di oggi: la liberazione dei popoli dalla povertà e dallo sfruttamento altrui, il rispetto della natura, l’emancipazione delle donne, la laicità, le forme civili della sopravvivenza e della convivenza. Ed un’attenzione specifica dovrà essere dedicata ad individuare e progettare iniziative per le zone in via di spopolamento, di desertificazione naturale, come il Gerrei, e le tante analoghe regioni del pianeta. Un luogo, quindi, di utile ed entusiasmante memoria, ma anche una sede di progettazione culturale e politica, di animazione del dibattito pubblico, assolutamente necessario per la vita democratica, come insegnano oggi i grandi scienziati sociali, come Vandana Shiva e Amartya Sen.
Per l’attivazione di questo percorso, un lungo lavoro è stato compiuto negli ultimi decenni dall’Istituto per la storia della Resistenza e dell’Autonomia, fondato da Joyce poco dopo la morte di Emilio, con alcuni altri antifascisti e giovani cagliaritani. L’Istituto custodisce le carte di Lussu. Dopo molte iniziative scientifiche, convegni, attività didattiche, l’Istituto sta adesso curando la pubblicazione di tutte le opere del grande armungese, che comprenderà otto corposi volumi. I primi due tomi, che comprendono gli scritti sino al 1943, sono già disponibili. Frattanto, negli ultimi anni, sono stati ripubblicati, in Italia e all’estero, molti dei libri di Emilio e Joyce, a testimonianza dell’attualità che il loro pensiero ancora ricopre. La loro intransigenza democratica, la modernità delle loro proposte possono costituire uno degli elementi fondanti della nuova sinistra, ampia e partecipata, di cui il nostro paese e la Sardegna hanno così drammaticamente bisogno.
In un convegno annuale dell’Istituto della resistenza di Torino, intitolato “Cantieri di Giustizia e Libertà”, pochi giorni fa, sono stati frequenti i riferimenti a Joyce ed Emilio, che nel lontano 1929, a Parigi, appunto, fu tra i fondatori del movimento di G.L. E’ stato ripercorsa, anche quest’anno, l’evoluzione dell’esperienza giellina e azionista, sino ai più recenti anni della Repubblica, nella originalità dei percorsi dei loro diversi protagonisti.
A me sembra, però, che a livello nazionale sia ancora insufficiente la consapevolezza dell’importanza anche attuale delle proposte dei Lussu, dell’ala “di sinistra” del vento azionista. Forse noi, dalla Sardegna, da Armungia, abbiamo un compito da assolvere in proposito.

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