di Stefano Deliperi
Non si riesce a immaginare dove porterà l’indagine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma su vicende concernenti autorizzazioni per la realizzazione di impianti eolici in Sardegna. E’ indagato anche il coordinatore nazionale del P.d.L. Denis Verdini, deputato, uno dei “pilastri” del potere berlusconiano. Come noto dai mezzi di informazione, l’inchiesta coinvolgerebbe fra gli altri, anche il mediatore d’affari Flavio Carboni, Pinello Cossu, politico iglesiente, il direttore generale dell’A.R.P.A.S. Ignazio Farris (già dirigente del Settore ecologia della Provincia di Cagliari), la cui nomina con la deliberazione Giunta regionale n. 38/43 del 6 agosto 2009, tuttora non risulta visibile sul sito internet istituzionale. L’indagine è ampia e coinvolge magistrati, politici, imprenditori a livello nazionale. In Sardegna il coinvolgimento di persone di rilievo sembra molto più ampio di quanto appaia a prima vista. Ne parla anche un ampio servizio giornalistico (“Vento di mafia”) di Fabrizio Gatti, per L’Espresso. L’indagine della Magistratura romana si è aggiunta, quindi, a quella condotta dalla Magistratura avellinese contro i signori del vento, tuttora in corso. Che ci sia una spaventosa speculazione sull’energia eolica e investimenti di origine piuttosto opaca le associazioni ecologiste lo denunciano in tutte le sedi da tempo, mentre da più parti ritorna il tentativo di ampliare le possibilità normative di installazione delle centrali eoliche. Assurdo. E’ il momento di mantenere ferma la più ragionata prudenza anche nei confronti di quelle proposte di riforma delle vigenti linee guida in materia di energia eolica manifestate in questi giorni da parte di un’associazione di produttori di impianti eolici sardi, soprattutto la richiesta abolizione del vincolo alla realizzazione degli impianti nelle aree industriali e nelle zone contigue. Pare opportuno per tali Soggetti associativi lasciare da parte ogni pretesa di ambientalismo e parlare semplicemente dei (loro) legittimi interessi, ma nulla di diverso. Le associazioni ecologiste, ricordando che tutti i progetti di centrali eoliche off shore recentemente presentati (ben sei, dal Sinis al Golfo di Oristano, dal Golfo degli Angeli al Golfo di Palmas) appaiono fuori da qualsiasi ipotesi della pianificazione regionale in materia, più dettati da esigenze speculative (es. certificati verdi) che da effettive necessità, ribadiscono la loro netta opposizione all’ eolico selvatico, avulso dalle caratteristiche peculiari del territorio interessato e dalle effettive necessità energetiche, ma determinato dalle pretese degli industriali del vento ai danni della collettività. In proposito, è opportuno ricordare che il Consiglio regionale, al termine della discussione sulla mozione n. 24 del 7 ottobre 2009, aveva approvato l’ordine del giorno n. 22 del 10 febbraio 2010 che ha dato mandato alle Commissioni consiliari permanenti V e VI di proporre una risoluzione unitaria per vincolare le relative autorizzazioni alle effettive esigenze energetiche regionali ed al rispetto ambientale. Nel marzo scorso, il Presidente della Regione Ugo Cappellacci, insieme alla sua Giunta, aveva illustrato la nuova politica della Regione autonoma della Sardegna sull’energia eolica: no alle centrali eoliche off shore, sì alle centrali eoliche nelle aree industriali e contigue, sì all’energia eolica destinata all’autoconsumo, istituzione dell’Agenzia regionale Sardegna Energia che si occuperà della gestione di tutto il comparto delle energie rinnovabili. Il tutto deciso mediante tre deliberazioni della Giunta regionale (n. 10/1, n. 10/2, n. 10/3 del 12 marzo 2010) . Un tentativo di inversione di tendenza dopo la sciagurata disposizione (art. 5, comma 23°) della legge regionale n. 3 dell’agosto 2009 che ha ridato fiato all’assalto eolico alla Sardegna. Forse la Giunta Cappellacci aveva avuto sentore della nuova bufera giudiziaria sugli affari del vento, forse no. Un fatto è certo: potrebbe avere conseguenze molto, molto rilevanti.
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