di Cristoforo Puddu
All’origine dell’impressionismo -seconda metà dell’Ottocento- vi era la città simbolo di Parigi, proiettata verso un radicale rinnovamento in campo artistico. Il movimento, nato come “Société Anonyme des Artistes”, è battezzato “Impressionista” dal critico Louis Leroy che prende spunto da un noto quadro di Monet. L’impressionismo aspira a ritrarre la vita moderna e cercare un diretto contatto con l’ambiente naturale, dipingendo all’aperto (en plein air) senza vincoli accademici e nel segno dell’uso quasi rivoluzionario dei colori accostati con estrema creatività e libertà. E proprio quest’anno ricorre il centenario del pittore sardo Angelo Fois (Bosa, 26 agosto 1910; nello stesso giorno nasce a Skopie (Albania) anche Anjeza Gonxhe Bojaxhiu, la futura Madre Teresa) che nella sua arte ha coltivato l’eredità dell’impressionismo, dimostrandosi straordinario protagonista attraverso importanti capolavori legittimati dalla critica con riconoscimenti ufficiali nella città simbolo di Roma. Angelo Fois, con i suoi altri sei fratelli e genitori, trascorre l’infanzia nella modesta abitazione di Via Ultima Costa della storica città della Planargia, adagiata nella valle del fiume Temo, e il cui borgo antico arroccato sul colle Serravalle è dominato dal castello medievale dei Malaspina. Nella frequentazione delle scuole elementari non eccelle ma mostra immediatamente una predisposizione innata per la pittura (“esegue sul quaderno, con la matita, il ritratto della sua maestra e dei compagni di classe”) e la scultura. Appena undicenne inizia a lavorare da calzolaio nella bottega del padre Pietro. Sono anni “di privazioni e indigenze”, decisivi per maturare la passione artistica da intraprendere e per vincere le comprensibili opposizioni familiari. Nel 1924 decora la parete esterna della propria abitazione con una suggestiva “bellissima figura angelica”, dai segni traspare la già chiara formazione cattolica, e realizza una scultura che raffigura lo scomparso nonno paterno, a cui lo lega un profondo affetto. Il 1926, con la prematura scomparsa del padre, la numerosa famiglia, guidata ora dalla madre ricamatrice, decide di trasferirsi a Roma. Nella Capitale il giovane riprende gli studi regolari di scultura e pittura. Appena ventenne si sposa con Adelma e per sostenere la famiglia si adatta al lavoro in un cantiere edile. Il periodo tra il 1934 e il 1944 è segnato da altalenanti vicende e dai continui impegni negli eventi bellici (guerra di Spagna e d’Albania); i tragici bombardamenti di Roma del 1943 distruggono anche la casa della vecchia madre Giovanna Rosa Dettori. Con il congedo militare trova impiego come stenotipista all’Istituto Poligrafico dello Stato e può finalmente riprendere con serenità la sua attività artistica. Agli inizi degli anni ’50 frequenta l’Accademia del Nudo ed è partecipe ai fermenti artistici di Via Margutta. Esponente dell’Associazione Artistica Internazionale è esaminatore delle opere partecipanti a svariate rassegne d’arte. Protagonista nel 1953, con tre opere, alla Mostra dell’Arte sulla vita del Mezzogiorno d’Italia al Palazzo delle esposizioni di Roma e alla Prima Rassegna di Arti Figurative del Mezzogiorno a Napoli. Nel 1954 espone a Bergamo con artisti del livello di Giacomo Balla e Renato Guttuso e l’anno successivo a Roma con Alberto Burri e Lucio Fontana. Il 1956 è per Fois un anno di importanti successi che corona con l’affermazione alla rassegna “I pittori di Via Frattina”, dove risulta vincitore del primo premio. L’attività prosegue in un diffuso riconoscimento della sua opera: Medaglia d’Oro del Senato della Repubblica. L’opera “Combattimento di pugili”, realizzata in occasione delle Olimpiadi romane, è acquistata dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI). Partecipa continuativamente a mostre collettive ed espone in diverse gallerie di Roma, Milano, Torino, Firenze, Como, Napoli, Viterbo, Ancona e nella Repubblica di San Marino. Opere di Angelo Fois -segnate dal colore della quotidianità- figurano alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e in diverse realtà museali degli Stati Uniti, del Messico e del Giappone. A causa di una grave malattia interrompe l’attività creativa nel 1984 e scompare a Roma, nella clinica Villa Letizia, la mattina del 28 novembre 1988.