di Giuseppe Meloni
Anche se vive in giro per l’Europa (e non solo) da più di 30 anni, Raffaella Zaccheddu non ha perso nulla della sua sardità: tranne forse un minimo di accento, ma ritorna spesso a casa per rinfrescarlo. È partita tanto tempo fa da Siris, tra Pompu e Masullas, uno dei più piccoli e meno noti centri della Sardegna (circa 250 abitanti, più vicino alle dimensioni di un condominio che di un Comune). E oggi la sua vita e il suo lavoro sono a Bruxelles, nel pieno centro dell’Europa, là dove si decidono i destini di 27 nazioni e delle loro regioni più o meno sviluppate. Col suo doppio ruolo (funzionaria al Comitato economico e sociale europeo e presidente del circolo dei sardi nella capitale belga), Raffaella è il simbolo di un genere tutto particolare di emigrazione. I sindacati e la Regione lo hanno potuto apprezzare incontrando la comunità sarda a Bruxelles, nel corso della loro spedizione europea per rivendicare misure anti-crisi. La delegazione isolana ha scoperto così che nei vari uffici Ue c’è una colonia di conterranei sempre più nutrita (qualche centinaio di persone), e sempre più competente. Allora perché non utilizzarla? «Siamo la quinta colonna della Sardegna all’Ue, approfittate di questa presenza», ha raccomandato nel corso dell’incontro Mario Gabrielli Cossellu. Cagliaritano d’origine bittese, Mario oggi è alla Commissione europea. La sua vita all’estero è iniziata 17 anni fa, «ma ora, tra internet e voli low cost, il contatto con l’Isola è più intenso. E noi che lavoriamo qui possiamo dare molte indicazioni utili sulle normative, i bandi, le opportunità europee». Raffaella Zaccheddu, per esempio, lo fa già. A febbraio ha organizzato a Malta un incontro sui problemi e le opportunità del turismo nelle isole: «Stiamo lavorando a un parere del Comitato economico e sociale europeo su questo tema, in contatto con l’europarlamentare sardo Giommaria Uggias. Vogliamo dimostrare che, nonostante la crisi, soluzioni innovative sul turismo insulare possono favorire la crescita e l’occupazione in maniera sostenibile e responsabile». Lo fa per lavoro, certo, ma è impossibile non vedere la volontà di essere utile alla sua terra. Incontrando gli emigrati sardi a Bruxelles, i leader di Cgil, Cisl e Uil e l’assessore regionale Franco Manca hanno sentito diverse testimonianze come questa. Anche dalle parole di Silvia Zappino, sassarese che lavora nel privato, pronta a bacchettare qualcuno della delegazione a tratti un po’ distratto, hanno capito che chi ha lasciato l’Isola non è solo un amico da rimpiangere, ma un’energia davvero rinnovabile. E hanno ricevuto, per la loro iniziativa, il plauso di Grazia Fiora Pintori, di Sassari con avi a Nuoro: «Ottima idea venire qui per capire cosa può fare l’Europa per la Sardegna», ha osservato, «certo magari è meglio non sprecare soldi come i 300 milioni per il G8 alla Maddalena, o quelli per la proliferazione delle Province. Noi sardi all’estero vogliamo aiutare la nostra terra. Ma voi – ha concluso con un evidente accenno polemico alla politica regionale – non regalate più la bandiera dei Quattro Mori a chi non è degno di rappresentarci».
Verrò a Bruxelles il 23 gennaio e riparto il 27. Mi piacerebbe incontrare dei sardi sul posto x conoscere meglio la città. Ringrazio anticipatamente. A presto.