IL LAGO VELENOSO: LA BATTAGLIA PER LA BONIFICA DELL'EX MINIERA D'ORO DI FURTEI

il "lago velenoso" a Furtei

il "lago velenoso" a Furtei


di Francesca Madrigali

Furtei è un paese del centro Sardegna che negli anni scorsi è stato assoggettato agli scavi minerari per l’estrazione dell’oro. Oggi è un sito abbandonato, e il lago di cianuro che gli speculatori si sono lasciati dietro è una bomba ecologica di proporzioni apocalittiche. Un comitato di cittadini sta raccogliendo firme per chiedere alla Regione di bonificare il territorio di Furtei utilizzando le competenze dei minatori licenziati dalla società che lo ha sfruttato.

Il lago velenoso, non è purtroppo, una fiaba della buonanotte di quelle terrificanti ma molto educative, in cui i bimbi vengono abbandonati nel bosco, minacciati dai lupi, ci sono matrigne perfide e principesse in coma da metanfetamine, altre che fanno la domestica per sette nanetti in fondo misogini e via raccontando. Il lago velenoso esiste veramente e si trova in una pianura di una bella isola al centro del Mar Mediterraneo, chiamata Sardegna. Il laghetto è il prodotto cattivo di una miniera d’oro, perché, spiegherò poi ai miei bambini, a un certo punto si è creduto che anche la bella isola potesse essere una specie di Eldorado, peccato che ogni volta bisognasse estrarre tonnellate di pietra e terra per pochi grammi del prezioso metallo.
Poi il sogno è finito, perché troppo faticoso e poco conveniente e chissà cos’altro, e cosa è rimasto, tredici anni dopo l’inizio dell’ambizioso progetto? Ovviamente, lavoratori senza lavoro, anche se da fare ce ne sarebbe: per esempio, bonificare il sito dalle acque acide e dai fanghi al cianuro che rischiano di tracimare, con conseguenze terribili su tutto il territorio. Un pericolo molto serio che dovrebbe essere all’ordine del giorno nell’agenda politica, una bomba ecologica che da tempo viene denunciata e che può esplodere da un momento all’altro. Mi piacerebbe raccontare che alla fine tutto è andato bene comunque, grazie all’impegno di molte persone (al momento, più di mille) che firmano una petizione per chiedere la bonifica, una specie di esercito di elfi buoni che amano la propria terra, temono per la sua salute presente e futura e intanto colmano il solito vuoto di chi ci dovrebbe pensare, ossia le istituzioni, facendo una salutare pressione civile per ottenere le cose.  E la partecipazione, è una cosa buona, quasi sempre tutto il resto è chiacchiere e distintivo (nonché false promesse elettorali).

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