Ryanair mette le ali all’Isola. Ma, soprattutto, con ventuno nuovi collegamenti distribuiti tra Cagliari e Alghero, la compagnia irlandese trasforma la Sardegna in una grande pista per il turismo italiano ed europeo: un trampolino di lancio, ma soprattutto atterraggio, per milioni di passeggeri. La porta girevole delle nuove rotte aprirà i confini dell’isola scardinando quelli imposti dall’insularità. In questo senso, il turismo è solo uno degli aspetti (certo non marginale) di un "sistema" più complesso che muta: quello della continuità territoriale internazionale. Certo, il mercato delle vacanze si potrà finalmente spalmerà su scala annuale. E la tanto decantata destagionalizzazione del turismo potrebbe diventare realtà. Ma i collegamenti, tanti e diretti, da e verso le principali capitali e città europee, consentiranno maggiori e più agevoli contatti legati al business e alle relazioni internazionali. E quindi, sviluppo e crescita che avranno imponenti ricadute economiche sul territorio. Insomma, la Sardegna apre le sue porte bussando in quelle di mezza Europa. Ma vediamo nel dettaglio quali sono le nuove frontiere abbattute dai voli low cost della compagnia irlandese. Dalla prossima primavera saranno operativi 21 nuovi collegamenti: quindici avranno base a Cagliari, sei ad Alghero. In entrambi i casi le new entry "importeranno" ed "esporteranno" passeggeri sia in estate che in inverno. Il vettore low cost irlandese aprirà base operativa nello scalo di Elmas dove stazioneranno due velivoli. Per quanto riguarda Cagliari, le novità internazionali sono rappresentate da Bruxelles, Dusseldorf, Edimburgo, Baden, Manchester, Marsiglia, Parigi e Siviglia. Tratte che, a partire da marzo, si aggiungeranno a quelle già esistenti: Barcellona e Madrid. Sul fronte interno da marzo, oltre che Pisa e Bergamo, si volerà a basso costo da, e verso, Trieste, Treviso, Brescia, Genova, Forlì, Cuneo, Roma Ciampino. Per l’aeroporto di Alghero le novità riguardano invece Parigi, Oslo e Bruxelles oltre i nazionali Genova, Treviso e Forlì. Confermate le tratte per Barcellona, Brema, Dublino, Dusseldorf, East Midlands, Francoforte, Liverpool, Londra, Madrid, Stoccolma e, in ambito nazionale, Pisa e Roma Ciampino. La tariffa media praticata dalla compagnia si aggira intorno ai 42 euro a tratta, tasse escluse. E l’obiettivo fissato da Ryanair è di trasportare, con le nuove destinazioni, 1,3 milioni passeggeri l’anno. A gestire i servizi a terra per la compagnia low cost, ad Elmas, sarà la Sogaerdyn, la società di handling dell’aeroporto di Cagliari controllata al 100% dalla Sogaer. All’orizzonte anche nuove opportunità occupazionali: si stima che i nuovi posti di lavoro saranno 1.300. Qualche cifra l’ha messa sul piatto l’assessore regionale al turismo Luisanna Depau: «Negli ultimi quattro anni la Regione ha portato da due milioni a otto milioni di euro le risorse per lo sviluppo degli aeroporti sardi e per attrarre nuove compagnie». «Cagliari Elmas è il sesto aeroporto del sistema italiano», ha ricordato il presidente della Camera di commercio Giancarlo Deidda , «il primo per crescita del numero di passeggeri italiani trasportati negli ultimi due anni, cioè il doppio di Olbia e tre volte quelli di Alghero». Mentre il presidente della Sogaer Madeddu ha precisato che i passeggeri internazionali sono aumentati nell’ultimo anno del 25%: «Ci attendiamo un salto con la nuova base Ryanair con importanti ricadute economiche sul territorio». Secondo il Crenos, la permanenza media dei turisti in Sardegna è di 4,7 giorni e la spesa media di 134 euro, per un totale di 630 euro. Ma sono i numeri del potenziale giro d’affari a illuminare i cieli della Sardegna. Inizialmente con Ryanair potrebbero arrivare 400.000 passeggeri internazionali: il giro d’affari aumenterebbe di 250 milioni di euro. Senza dimenticare che la compagnia intende aprire altri sette collegamenti a partire dal 2011. «Tra il 2007 e il 2010 il traffico di passeggeri in Sardegna aumenterà del 40%», ha stimato Benny Berger, responsabile dello sviluppo rotte di Ryanair, «E noi ne saremo responsabili per il 98%». I voli da Cagliari per Roma Ciampino saranno giornalieri, dal 30 marzo prossimo, mentre quelli per Treviso saranno garantiti cinque volte a settimana dal giorno successivo. I collegamenti per Trieste saranno bisettimanali dal 30 marzo, quelli per Cuneo trisettimanali, con una stima di 70.000 passeggeri trasportati in un anno sulle due rotte. Per Brescia gli aerei Ryanair viaggeranno quattro volte la settimana, per Genova due volte, per un totale di 90.000 passeggeri stimati. voli per Edimburgo saranno trisettimanali dal 31 marzo, quelli per Manchester bisettimanali (70.000 i passeggeri stimati) dal 1 aprile. Saranno, invece, quattro i collegamenti settimanali per Parigi Beauvois e per Bruxelles Charleroi, destinazioni da e verso le quali Ryanair conta ti trasportare 120.000 passeggeri. Lo stesso obiettivo e’ fissato per le rotte da Cagliari su Marsiglia (primo collegamento fra la Sardegna e il Sud della Francia) e Siviglia, con voli trisettimanali. Secondo la Sogaer, l’estate prossima Cagliari sarà collegata – in base ai voli confermati dalle compagnie – con i seguenti scali, oltre a quelli annunciati da Ryanair: Basilea, Bologna, Firenze, Colonia, Genova, Barcellona Girona, Londra (Gatwick e Luton), Madrid, Milano (Linate e Malpensa), Bergamo, Monaco, Napoli, Oslo, Palermo, Pisa, Roma Fiumicino, Stoccarda, Torino, Venezia e Verona. Nello scalo catalano, la compagnia irlandese ha annunciato la realizzazione di una base che sarà operativa dal prossimo mese di marzo. Ryanair è ora presente ad Alghero con 18 rotte e un milione e duecentomila passeggeri trasportati all’anno. Secondo questi programmi nel 2010 la compagnia irlandese trasporterà il 65% del traffico complessivo dello scalo algherese. «Oggi è una bella giornata per Cagliari, Alghero e la Sardegna», ha commentato l’assessore regionale ai trasporti Sandro Broccia . «Intanto, nella città catalana continua a svilupparsi quanto è avvenuto agli inizi degli anni Duemila con i primi voli low cost per Londra e Barcellona. Ma ride anche e soprattutto Cagliari, con 15 nuovi collegamenti low cost. È un fortissimo impulso alla mobilità dei sardi, visto che questi voli ci consentiranno di evitare gli scali intermedi e un aggravio di costi». «Nel 2004 i collegamenti low cost esistenti in Sardegna erano sei, tre ad Alghero e tre a Olbia, ma oggi sono 68 tra i tre scali sardi», ha ricordato Broccia. «Le principali capitali europee sono collegate alla Sardegna, e si tratta delle città che vantano il reddito medio pro capite più elevato: dunque, non solo la Sardegna si apre all’Europa, ma diventa ancor più appetibile per il mercato turistico. A regime arriveremo a 1,5 milioni di passeggeri in più: una cifra molto importante sotto il profilo economico». Broccia ha poi sottolineato che «la Sardegna è un’isola, e noi abbiamo vissuto sempre la nostra insularità come un limite. La novità annunciata, unita al rilancio del Porto Canale di Cagliari, dimostra che anziché un limite può essere un’opportunità di sviluppo». Cinzia Isola
TRASPORTI, QUALE FUTURO?
Il circolo AMIS di Cinisello Balsamo, presieduto da Carla Cividini, non è nuovo dal prendersi a cuore le problematiche dei trasporti da e per la Sardegna. Il lungo viaggio della "continuità territoriale" è stato osservato dai suoi albori in compagnia del cavalier Filippo Soggiu, presidente Emerito della FASI, responsabile da diversi lustri del settore trasporti. E la conferenza all’AMIS si è imperniata proprio intorno alla figura e ai racconti dell’ex Presidente della FASI. Al suo fianco, oltre alla Presidente del sodalizio locale, Davide Fusaglia, del Centro Servizi FASI – Eurotarget Viaggi e di Antonello Argiolas, Coordinatore dei Circoli Sardi della Lombardia. Tante le tematiche affrontate nel pomeriggio presso il salone di via Cornaggia: un quadro allarmistico della società d’oggi, fra crisi economiche e rischi di recessione che non lasciano certo indifferenti i vettori del trasporto. Diverse le compagnie aeree che veleggiano in acque turbolenti. Il caso Alitalia sta facendo la cronaca degli ultimi mesi. Ma la stessa Meridiana ha annunciato tagli al personale e alle rotte meno redditizie. Insomma, una "continuità territoriale" che è ancora tutta da disegnare, ma che, nonostante queste non idilliache premesse, ha già dato delle sentenze negative per il mondo dell’emigrazione sarda: l’Unione Europea, infatti, non riconosce alcun tipo di agevolazione per coloro che vivono fuori dalla Sardegna. E’ una discriminante – dicono a Bruxelles – nei confronti degli altri cittadini, italiani od europei che siano. Alla FASI, per dare persistenza alle facilitazioni conquistate nel corso degli ultimi anni, non rimane che stipulare taciti accordi con i singoli vettori. Meridiana ha dato anche per il 2009 il suo benestare nel riconoscere degli sconti ai sardi emigrati e alle loro famiglie. Probabili incontri futuri con Alitalia e Airone, potrebbero produrre gli stessi benefici. Però i dubbi sono comunque tanti. E sono storici: la continuità territoriale, in Sardegna, mostra dei limiti preoccupanti. C’è poca saggezza e tanta fame di euro in coloro che, come le compagnie aeree, la manovrano a proprio piacimento. L’intento della Regione Sardegna è quello di creare un feeling ideale con i vettori, cercando un’alleanza per ottenere il massimo della disponibilità di fronte all’apertura di nuove rotte a condizioni più favorevoli di quelle attuali per tutti. Il nodo della questione è proprio questo: la difficoltà inverosimile di portare ad un tavolo di lavoro tutte le compagnie aeree per riuscire a instaurare con loro e tra loro un rapporto costruttivo, magari fuori dai tribunali e lontano dalle guerre che le hanno divise in questi ultimi anni. A parole, le prospettive per un futuro più sereno esistono, anche per i sardi che vivono fuori dall’isola, nonostante i concetti di "chiusura" dell’Unione Europea che comunque, nel loro piccolo, possono essere di aiuto anche per lo sviluppo economico e sociale della Sardegna, se solo si considera ciò che la loro presenza come turisti significa in termini economici. Ora, si attendono anche i fatti concreti: quelli che sino ad oggi spesso non si sono visti. Filippo Soggiu ha poi voluto raccontare la storia di lotte e di conquiste nei porti per gli emigrati. Se la Sardegna e tutto il mondo dell’emigrazione hanno raggiunto e ottenuto gratificazioni, lo si deve principalmente a questo cavaliere di Buddusò residente a Pavia, che da 28 anni è in prima linea nel lungo ed estenuante impegno a favore della Sardegna nel campo della continuità territoriale. La figura di Tullio Locci, suo predecessore nel dialogo con i vettori del trasporto; le grandi mobilitazioni nel porto di Genova del 1978; la conquista della "Corsia Preferenziale" per gli emigrati del 1980: 50 mila posti e 15 mila auto che con il passare degli anni non bastavano mai; l’avvento di Grimaldi nel 1994 che ha dischiuso il mercato; la lotta tariffaria quotidiana; la deregulation delle linee di cabotaggio che hanno aperto altri scenari e possibilità su rotte considerate sino ad allora secondarie. Insomma, tantissime definizioni che hanno fatto la storia del movimento migratorio sardo organizzato che si è battuto per se stesso e anche per la Sardegna. Soggiu ha voluto ricordare i personaggi che in questi 30 anni, hanno davvero mostrato attenzione alle esigenze dei sardi emigrati: il compianto Presidente della Regione degli anni 80, scomparso nel 2003, Luca Deiana e Matteo Luridiana assessori al Lavoro della Regione Sardegna, e l’attuale assessore ai Trasporti, Sandro Broccia. Chi da concretezza alle potenzialità dei circoli degli emigrati sardi con i suoi quasi 30mila tesserati e con la possibilità di spingere verso l’isola tanti amici della Sardegna è il binomio FASI – Eurotarget Viaggi. Nel 2004, forse con qualche anno di ritardo, come ama rimarcare Soggiu, si è creato il Centro Servizi FASI – Eurotarget Viaggi. E la persona di riferimento di tutto questo è Davide Fusaglia, professionista serio e stimato, dal portamento impeccabile, pronto a contemplare il futuro sempre con ottimismo e soprattutto tanta tenacia. Nel giugno 2004 si è creato un nuovo assetto della società, dove la FASI ha acquistato il 49%, grazie anche alle scelte ed alla volontà della nuova presidenza della Federazione che era passata da Filippo Soggiu a Tonino Mulas. Un nuovo inizio o meglio una nuova partenza. Per alcuni circoli la bigliettazione è sempre stata un’opportunità proposta agli associati da parecchi anni con una maturazione del prodotto più specifica. I numeri sono stati straordinari sino al 2007. Nel 2003 si è partiti con un fatturato complessivo di 912mila euro. Nel 2004 si è toccato il milione e 400mila. Un milione e 640mila nel 2005. Un milione e 960mila nel 2006. Il boom nel 2007 quando si sono toccati i 2milioni (2.176). Il 2008 si è concluso praticamente quasi come nel 2007 e viste le premesse che il quadro nazionale presenta, è un dato positivo (tutti i vettori hanno chiuso in rosso: dal -14% di Tirrenia alle performance negative di Meridiana). L’interrogativo è rappresentato dal 2009. Gli scenari non sono certo ottimistici. Ma bisogna comunque crederci e andare avanti. Massimiliano Perlato
VIA AI COLLEGAMENTI AEREI CON LA NUOVA CONTINUITA’ TERRITORIALE
ACCORDO TRA MERIDIANA, AIRONE E ALITALIA
Le tre compagnie si sono incontrate con l’Enac, l’ente che regola la continuità territoriale, per sottoscrivere le convenzioni, l’atto con cui si impegnano a garantire i voli dalla Sardegna per la penisola. E’ stata una discussione lunghissima e accesa, e alla fine senza esito, nonostante la mediazione dell’assessore regionale Sandro Broccia. L’intesa sulla "spartizione" degli aeroporti c’è, ma non è stato messo nero s
u bianco, al momento. Finito l’incontro, Meridiana e Airone hanno diffuso un comunicato congiunto contenente accuse pesanti al Ministero dei Trasporti, che il bando sulla continuità l’ha fatto e successivamente modificato in corsa per favorire Alitalia, la compagnia ancora a controllo statale. Già l’Enac aveva messo in dubbio l’utilità della continuità ("non serve più, adesso basta il libero mercato"), in più anche il Ministero guidato da Altero Matteoli si è "dimenticato" di lasciare spazi liberi negli scali per gli aerei in arrivo dalla Sardegna: una doppia botta che ha rischiato di far precipitare tutta la continuità. Che – per il momento – è stata salvata dal senso di responsabilità delle tre compagnie rimaste in gara. In considerazione della necessità dell’utenza di veder garantito il servizio della continuità territoriale – scrivono ancora Meridiana e Airone – ci impegniamo, in via transitoria e per quanto possibile, a operare rispettando le bande orarie e le tariffe previste, utilizzando slot di cui i vettori dispongono e che verranno appositamente dedicati a coprire i voli da e per la Sardegna, in sostituzione di altri voli nazionali ed internazionali. Si volerà dunque regolarmente dai tre scali sardi (Alghero, Cagliari e Olbia) verso Roma-Fiumicino e Milano-Linate. L’offerta dei tre vettori è molto ampia: 35 voli in partenza dalla Sardegna, molto di più del tetto minimo imposto dalla continuità. Ad Elmas per esempio, le tre compagnie che si spartiscono le due rotte che valgono 114 milioni di euro, faranno complessivamente 13 voli per Fiumicino e 11 per Linate. Per i prezzi, non tutti i voli rispettano il tetto massimo di 49 euro per Roma e 59 per Milano. In alcuni casi, per i sardi il prezzo base sale a 50 euro per Roma (tutti i voli in partenza da Cagliari) e 61 per Milano (tutti i voli, esclusi quelli proposti da Alitalia a Cagliari). Un aumento che non è compreso nelle tasse. Quelle aeroportuali, per i bagagli e per il prezzo del petrolio, fanno salire ancora di più il prezzo dei biglietti. A Olbia e Alghero, dove c’è il monopolio di Meridiana e Airone, non c’è alternativa. Dallo scalo gallurese, servono quasi 71 euro per Roma (solo andata) e 72 per Milano. Da quello catalano, 81 per Roma e ben 93 per Milano. A Cagliari, invece, c’è possibilità di scelta. Meridiana e Airone vendono il volo per Roma a 71 euro. Alitalia a 67. Per Milano, lo scenario cambia ancora. Airone ha il prezzo più alto (93 euro), Alitalia quello più basso (76). Meridiana sta in mezzo con 80. Le compagnie si impegnano ad applicare i prezzi della continuità territoriale ai passeggeri nati (ma non più residenti) in Sardegna. L’Unione Europea aveva chiesto di cancellare questa facilitazione.
LA CALDA STAGIONE DELLA NUOVA "CONTINUITA’ TERRITORIALE"
GARANZIE ANCHE PER I SARDI EMIGRATI
È in corso la stipula di una nuova convenzione sulla continuità territoriale aerea per la tratta Roma e Milano con le compagnie che hanno risposto al Bando Europeo: Meridiana, Air One, Alitalia. Il decreto attuale, per veto dell’Unione Europea comprende per ora solo i residenti in Sardegna e non gli emigrati. La FASI, Federazione delle Associazioni Sarde in Italia, ribadisce il diritto alla continuità territoriale per tutti gli emigrati, nati in Sardegna e residenti fuori. La continuità territoriale è una misura correttiva degli svantaggi apportati dall’insularità, principio quest’ultimo riconosciuto dall’Unione Europea. Occorre ricordare che lo svantaggio dell’insularità non riguarda solo i sardi residenti, ma anche coloro che proprio a causa di quegli svantaggi hanno dovuto abbandonare la loro terra. Il precedente Governo ha risposto all’Unione Europea che la causa degli emigrati era di "particolare valore sociale", mantenendo le agevolazioni anche agli emigrati. Chiediamo all’attuale Governo di mantenere l’impegno a favore degli emigrati. Questo impegno deve poi essere rafforzato da una battaglia vera che traduce in misure legislative europee il principio dell’insularità, oggi riconosciuto in via di principio, ma poco messo in pratica. Con la crisi rece
ssiva attuale, che colpisce particolarmente le famiglie a basso reddito, è ancora più necessario mantenere le tariffe agevolate per gli emigrati, onde evitare un’ulteriore penalizzazione e anche una drastica restrizione della domanda. La principale di queste misure è garantire a tutti i viaggiatori, indipendentemente dalla nascita e dalla residenza e alle merci, una mobilità sostenibile, per attenuare i costi eccessivi del trasporto marittimo e aereo che svantaggiano l’economia e in particolare il turismo sardo. Chiediamo altresì alla Regione Sarda di difendere questo diritto acquisito dagli emigrati in anni di lotta e di sacrifici. Rassicuriamo gli emigrati che le tariffe agevolate per le tratte di Torino, Verona, Bologna, Firenze e Napoli attualmente in vigore sono valide fino al 2010. La FASI chiede l’impegno di tutte le parti, in primis la Regione sarda perché nella stesura delle convenzioni sulle tratte per Milano e Roma rimangano in vigore per tutti le condizioni della continuità territoriale. La FASI è già firmataria di una convenzione con Meridiana, che prevede tariffe convenienti anche per coloro che pur non essendo nati in Sardegna, sono considerati, dalla Legge Regionale n. 7 del 91, sardi di seconda e terza generazione; sono avviati i contatti per rinnovare questa convenzione ed estenderla alle compagnie interessate. Siamo convinti inoltre, visti i processi di integrazione e internazionalizzazione delle compagnie aeree, che si possano stipulare accordi per tutti gli emigrati sardi nel mondo, a partire dall’Europa. Tonino Mulas
PROBLEMATICHE E CONFRONTO IN PERDITA CON LA "CUGINA" SPAGNA
LA STRATEGIA PER GLI AEROPORTI
Nel trasporto aereo esiste certamente un problema italiano e molto, moltissimo resta da fare, anche alla luce degli ultimi dati sul movimento passeggeri comunicati da Assaeroporti. Se si confrontano i dati nazionale con quelli delle altre nazioni dell’Europa le conclusioni non possono che essere scoraggianti. Nel 2007 il numero di passeggeri complessivi in Italia ha sfiorato i 136 milioni, con un incremento rispetto all’anno precedente del 10,1%. Nello stesso periodo la Spagna, un Paese che consideriamo, nel bacino del Mediterraneo, nostro concorrente diretto in tanti settori dell’economia, ha superato i 210 milioni di passeggeri, con un aumento dell’8,7% rispetto al 2006, quando i passeggeri erano stati oltre 193 milioni. Ma un notevole incremento di traffico hanno fatto registrare anche altri paesi del Mediterraneo che hanno capito il ruolo strategico di porti e aeroporti nello sviluppo della loro economia. Il difficile momento del trasporto aereo in cui si dibatte il Paese vede coinvolta anche la Sardegna, che, colpevolmente, non si è confrontata negli ultimi anni con le altre realtà più dinamiche esistenti in Europa (di cui la Spagna è l’esempio più emblematico) o nello stesso territorio nazionale (vedi, ad esempio, l’aeroporto di Bergamo). Spesso gli scali sardi si sono limitati a confrontarsi con gli altri scali dell’isola, accontentandosi, come nel caso di Cagliari, di avere fatto registrare nell’ambito regionale il movimento più alto di passeggeri («L’aerostazione di Cagliari – dice con malcelato orgoglio il sito della Sogaer, la società di gestione dell’aeroporto del capoluogo sardo, alla voce "Nuova aerostazione" – è la più importante della Sardegna, infatti, garantisce circa il cinquanta per cento del traffico aereo dell’intera isola», scordandosi che in Italia lo scalo di Bergamo, lavorando in silenzio, ha fatto registrare, da solo, nel 2007, un traffico superiore a quello dei tre scali sardi messi assieme e che, in Spagna, una città come Alicante, con tanti punti in comune con il territorio di Cagliari (disponibilità di porto e aeroporto, economia basata su servizi, turismo e agroalimentare) ha registrato nel 2007 un movimento di oltre 9 milioni di passeggeri, ben al di sopra dei 5,7 milioni movimentati nello stesso anno da tutta la Sardegna, pur dovendo confrontarsi, a differenza degli aeroporti sardi, con concorrenti agguerritissimi come i treni ad alta velocità ed una efficiente rete autostradale. Per non parlare della piccola città di Girona, 86 mila abitanti, sulla Costa Brava, il cui aeroporto, nello spazio di pochi anni, si è trasformato da struttura di seconda classe, con pochi voli charter, ad aeroporto di prima categoria grazie all’arrivo delle compagnie low cost, con un impressionante incremento del movimento passeggeri: 4,8 milioni di passeggeri nel 2007 (+ 34,2% rispetto al 2006).
PER NON FALLIRE, IN VISTA 150 LICENZIAMENTI
CRISI MERIDIANA
Meridiana annuncia 150 licenziamenti per non fallire. La compagnia metterà a terra 9 aerei (5 a Olbia, 2 a Firenze e 2 a Verona), cancellerà le rotte meno redditizie (quelle delle continuità territoriale non si toccano), ma la drastica decisione, presa all’unanimità dal cda, non avrà effetto immediato: ci sono 45 giorni per riavviare il dialogo e trovare una soluzione alternativa. L’azienda punta ai contratti di solidarietà («lavorare tutti, guadagnare meno»), vincolando però questa opzione a una successivo taglio degli stipendi. E’ una sfida aperta ai sindacati: o si fa così o si chiude. Non è la prima volta che Meridiana annuncia i licenziamenti. Ma le differenze rispetto al passato, l’ultima volta era stata nel 2005, sono sostanziali. Stavolta, la decisione l’ha presa il cda, senza un preventivo accordo con i sindacati. In più, la procedura di mobilità (così come recita la legge 223), non servirà per accompagnare alla pensione i lavoratori più anziani. Verranno licenziati – in larga parte piloti e assistenti di volo – quelli con meno anni di servizio. E prima di questi verranno mandati a casa molti stagionali. Centinaia di lavoratori, soprattutto di Olbia, sono dunque a rischio. Prima Cgil, Cisl e Uil, infine le associazioni dei piloti, hanno detto no alla proposta di taglio degli stipendi del 30%. Preso atto del fallimento dei negoziati, il cda, all’unanimità, ha avviato la richiesta per la mobilità di 150 dipendenti. L’amministratore delegato Gianni Rossi ha chiarito che, nel difficile contesto del trasporto aereo, Meridiana non è in grado, con i suoi alti costi, di reggere la concorrenza delle low cost e, più ancora, di Cai. E dunque, deve alleggerirsi, pena rischiare il fallimento. Una cura dimagrante pesantissima che, in serata, ha fatto scattare l’allarme tra i dipendenti.
IL RINNOVO DELLA CONVENZIONE ALLA TIRRENIA
MA SARA’ PRIVATIZZATA ENTRO IL 2009
La rotta del Governo è pronta: virare dritto verso il rinnovo della convenzione con la Tirrenia fino al 2012. Lo annuncia la relazione del presidente della commissione Trasporti della Camera. Una relazione che prevede la proroga della concessione delle rotte con la Sardegna, da Napoli, Civitavecchia e Genova, per 4 anni alla Tirrenia e la cessione alle Regioni delle società locali: la Regione si prepara a gestire i traghetti della Saremar. Ma il viaggio della compagnia dell’eterno Pecorini per ora naviga in cattive acque. E trova subito due scogli: l’associazione nazionale armatori, contraria alla convenzione perché "illegittima" per l’Unione Europea e la Regione Toscana, che si rifiuta di gestire una compagnia di trasporto in assenza di trasferimenti. La Sardegna ha già avviato l’iter per rilevare la Saremar «anche perché è quanto prevede lo Statuto di Autonomia della Regione», ha già fatto sapere Sandro Broccia, assessore regionale dei Trasporti, confermando la volontà della Regione di acquisire la società di navigazione locale controllata dalla Tirrenia. Il consiglio regionale ha sospeso l’esame del provvedimento perché lo schema di decreto proposto ha una copertura finanziaria esigua (3,5 milioni contro i 15 stanziati annualmente dal Governo per la Saremar). La Tirrenia e le società regionali controllate (Caremar, Saremar, Siremar e Toremar) svolgono il servizio pubblico di navigazione fra la penisola e le isole maggiori e minori in base a specifiche e convenzioni in scadenza alla fine del 2008. La finanziaria per il 2007 ha predisposto la stipula di nuove convenzioni tra lo Stato e le società del gruppo Tirrenia fino al 31 dicembre 2012 al fine di privatizzare le società che si occupano di trasporto marittimo pubblico. Inoltre il Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2009-2013, deliberato dal Consiglio dei ministri il 18 giugno 2008, ha confermato la volontà del Governo di attuare tempestivamente il processo di privatizzazione della Tirrenia. E per accelerare la procedure il decreto legge del 25 giugno 2008, ha disposto la soppressione dell’obbligo del Governo, (sancito da una legge del 1996), di presentare alle Commissioni parlamentari competenti, preventivamente alla privatizzazione, il piano industriale della Tirrenia, ai fini dell’espressione del parere relativo. Lo Stato però è pronto a uscire dall’«Alitalia dei mari». Parte ufficialmente la privatizzazione di Tirrenia, la società di navigazione pubblica, ben nota ai sardi, che per anni ha navigato con bilanci in rosso contando sulle risorse delle convenzioni pubbliche. Il Consiglio dei ministri ha definito i criteri di privatizzazione e le modalità di dismissione della quota detenuta indirettamente dal ministero dell’Economia. Il ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, ha sottolineato che «si tratta di un primo passo di una procedura che prevede tempi non brevi per essere completata». Intanto il governo, ha aggiunto Matteoli, «avanzerà alla Commissione europea una richiesta di proroga dell’attuale convenzione», come misura-tampone in deroga alle norme Ue che imporrebbero una gara, per avere il tempo di «attuare il processo di privatizzazione». Il Gruppo Tirrenia, guidato da oltre vent’anni dall’amministratore delegato Franco Pecorini, è uno dei maggiori complessi armatoriali europei. È costituito, oltre che dalla capogruppo Tirrenia di Navigazione, dalle compagnie regionali Saremar (Sardegna Regionale Marittima) e dalle «sorelle» Caremar (Campania), Siremar (Sicilia) e Toremar (Toscana). La Tirrenia con la sua flotta di 90 navi traghetto trasporta ogni anno 13 milioni di passeggeri, imbarca due milioni di auto al seguito e sei milioni e mezzo di metri lineari di veicoli commerciali. Di privatizzazione di Tirrenia si era cominciato a parlare all’inizio del 2000 con un progetto di cessione che prevedeva, per la società dell’orbita Iri, una progressiva dismissione di quote. Il vero e proprio conto alla rovescia è partito nel 2007 con il via libera del Cipe alla bozza della nuova convenzione del gruppo Tirrenia. Un passaggio cruciale in vista del successivo ok di Bruxelles al rinnovo della convenzione e, appunto, la privatizzazione della società. Il contratto in corso scade proprio il 31 dicembre, da qui l’accelerazione alla procedura di vendita. L’obiettivo del governo è quello di arrivare alla dismissione entro il 2009. Secondo i sindacati, «occorre operare affinché la mancata o tardiva soluzione riguardante la situazione del gruppo Tirrenia possa avviare una nuova crisi aziendale che crediamo nessuno possa sopportare».
PRESSING DELLA REGIONE SARDEGNA SUL GOVERNO: "A NOI IL RAMO SARDO DI TIRRENIA"
SORU PREPARA IL BLITZ A BRUXELLES
Non un giorno di proroga in più. E’ guerra tra Regione e Governo sul rinnovo della concessione alla Tirrenia. Il Governo si è rimangiato la promessa fatta a luglio sulla fine della concessione alla compagnia di Franco Pecorini, annunciando per bocca del ministro ai Trasporti Altero Matteoli, l’intenzione di andare a Bruxelles a chiedere all’Unione Europea una deroga per il rinnovo della concessione alla Tirrenia in vista della privatizzazione per il 2009. L’assessore regionale ai Trasporti, Sandro Broccia dice. "Siamo disposti a prenderci il ramo d’azienda della Tirrenia, compresi i dipendenti", ha detto Broccia, levando ogni appiglio ai sindacati e ribadendo l’intenzione "di bandire una gara internazionale che consentirà di non perdere il posto di lavoro perché non vogliamo rinnovare il trasporto con Tirrenia neppure per 24 ore", Broccia confermando, in vista della scadenza della convenzione con la compagnia il 31 dicembre prossimo, la volontà della Regione di accollarsi totalmente i costi della continuità territoriale marittima. La proposta dell’amministrazione regionale prevede un progressivo disimpegno degli aiuti che oggi lo Stato versa nelle casse della compagnia Tirrenia. I 60 milioni di euro andrebbero così spalmati nel triennio iniziando con 30 milioni di euro per il 2009, 20 milioni nel 2010 e 10 milioni nel 2011. "Sono sicuro che la spunteremo", ha detto fiducioso l’esponente dell’esecutivo regionale. Negli ultimi dieci anni il porto di Cagliari ha registrato un tracollo nel numero sei passeggeri, passati dagli 800.000 di fine anni Novanta agli appena 200.000 trasportati nel 2007. Tre le proposte di viale Trento al Governo: la prima prevede la gara internazionale e la conferenza di servizi e la seconda la cessione alla Regione del ramo Tirrenia afferente ai collegamenti con l’isola. La terza la possibilità di fare ricorso al decreto legge 112 del 2008 per dare vita ad una compagnia di navigazione regionale per gestire la continuità in emergenza. La prossima settimana, il presidente della Regione Renato Soru incontrerà i parlamentari della commissione Trasporti della Camera dei deputati, il presidente dell’Authority Antitrust e i commissari europei per la Concorrenza e i Traspor
ti. Ennio Neri
LE DISASTROSE FERROVIE SARDE ORAMAI IN STATO VEGETATIVO
REQUIEM PER IL TRASPORTO MERCI
C’era una volta il trasporto merci su ferrovia… Sembra l’inizio di una favola, ma diversamente dalle favole stavolta manca il classico "e vissero tutti felici e contenti". Anzi: di motivi per essere allegri non ce ne sono proprio, di fronte alla cupa prospettiva di vedere la Sardegna, totalmente priva di collegamenti ferroviari per le merci. Quanto sembrano lontani quei primi anni novanta, quando sulla tratta Golfo Aranci-Civitavecchia erano in servizio ben cinque traghetti, che trasportavano da 150 a 200 carri al giorno. Quelle navi, costruite anche con soldi pubblici, nel 1996 erano rimaste solo tre, per poi ridursi a una nel 2000. Da allora, tra la Gallura e il Lazio fa la spola solo la Garibaldi, in grado di trasportare trenta carri merci. Un traghetto piuttosto avanti negli anni, che deve spesso andare in cantiere per manutenzioni ordinarie e straordinarie. Quando viene "ricoverato", è sostituito dalla Logudoro, che ha una capienza di soli venti vagoni. Oppure, come nell’ottobre 2007, viene inviato in sostituzione un traghetto che abitualmente opera sulla rotta Reggio Calabria-Messina. Vista la qualità (si fa per dire) del servizio e la sempre più ridotta disponibilità di spazi, da cui derivano tempi di attesa sempre più lunghi, la gran parte degli operatori è stata costretta, nel tempo, ad abbandonare il trasporto ferroviario via mare. Negli ultimi anni, la quantità di merci trasportate su ferrovia da e per la Sardegna è andata progressivamente diminuendo, tanto che oggi si attesta su una quota pari al 2% del totale. Quota davvero misera e che corrisponde alla metà di quella nazionale. Per non parlare della Germania, che fa viaggiare su ferro il 45% delle merci, o della Francia, che vanta una percentuale del 40%. I numeri parlano chiaro e dicono che Golfo Aranci è in caduta libera. Dati alla mano, il 2007 ha fatto registrare un calo vistoso, con un saldo negativo del 15,66% rispetto al 2006 per il trasporto di merce varia; leggermente aumentato, invece, il traffico di veicoli industriali (+5,48%). Cronica ormai l’emorragia dei carri ferroviari, che aumenta costantemente di anno in anno. Il 2007 ha segnato un eloquente meno 18,4%, con crolli di quasi il 57% a novembre e del 35% a dicembre. Un dato sconfortante, se confrontato con quello del 1992, forse il periodo di massima espansione del porto: un meno 82% che la dice lunga sul trend negativo del traffico ferroviario. Ma torniamo al primo aprile 2008. Trenitalia ha da tempo annunciato che, da quella data, non verrà più mantenuto il collegamento via ferro con la Sardegna, a causa della cancellazione dei contributi statali. Spieghiamo: per il "servizio" (le virgolette sono obbligatorie) offerto ai sardi le ferrovie ricevevano quattordici milioni di euro all’anno. Una compensazione per i cosiddetti oneri di servizio pubblico, ovvero il fatto che il trasporto debba essere a costi ridotti. Come detto, adesso la compensazione statale non esiste più. Come siamo arrivati a questo punto? Lo ha spiegato l’assessore regionale dei Trasporti, Sandro Broccia. «Trenitalia ha deciso di tagliare la linea Golfo Aranci-Civitavecchia – ha detto Broccia – perché dalla Finanziaria nazionale ha avuto solo 90 milioni anziché i 147 preventivati. Diciamo che è stato il ministro Padoa Schioppa a indurre il braccio operativo delle FS ad effettuare il taglio laddove c’erano, a loro dire, le spese maggiori. E la Sardegna è stata la prima a essere tagliata». Trenitalia Cargo (società delle FS) ha confermato la riduzione di traffico in tutte le stazioni isolane e l’interruzione del servizio della Garibaldi con un fax trasmesso il 6 marzo. Le merci in viaggio «saranno fermate e messe a disposizione degli aventi diritto in opportuni impianti». I sindacati non fanno distinzioni: puntano il dito contro i Governi nazionale e regionale e parlano di decisione indecente, vergognosa e irresponsabile. Insomma, da respingere con le buone o con le cattive. Siamo al capolinea: sono già state chiuse nove delle dodici stazioni dove si effettuava il servizio merci e le tre rimaste, Cagliari, Sassari e Chilivani a questo punto diventano superflue. In ogni caso, sostengono i sindacati, le scelte fatte da Trenitalia e FS contraddicono i propositi annunciati dalla Giunta regionale di voler spostare il traffico merci sui binari per cercare di ridurre il transito degli autotreni sulla Carlo Felice. La Regione ha previsto, nel suo piano regionale dei trasporti, il riequilibrio modale fra gomma e ferro per il trasporto merci ma nonostante questo viene scippato un settore di vitale importanza infrastrutturale ai sardi per decisioni prese da un’azienda governata da un amministratore delegato di nomina governativa. Un dato può aiutarci a comprendere queste fosche previsioni: il carico trasportabile da un treno di venti vagoni corrisponde a quello di quaranta semirimorchi Un confronto che deve far riflettere. La sola Sardegna centrale movimenta con le ferrovie circa 350 mila tonnellate di merci nel 2007 (il 70% del totale regionale), capaci di diventare almeno 600 mila se il servizio fosse più efficiente. «La quantità di merci della Sardegna centrale giustificherebbe una linea su rotaia e una linea navale», afferma la Confindustria nuorese. Fra le imprese della Sardegna centrale che maggiormente subiranno i contraccolpi della decisione di Trenitalia, vale la pena di menzionare Equipolymers (la joint venture Usa-Kuwait che ha rilevato ciò che resta dell’ex Enichem e produce Pet, plastica per bottiglie, ad Ottana) e Maffei Sarda (estrazione di feldspati), che da sole coprono oltre la metà del movimento merci sulle linee ferroviarie. Paola Ferri
CON L’ACCORDO DEL GASDOTTO, PER LE IMPRESE SARDE BUONE PROSPETTIVE
SARDEGNA, QUESTIONE ENERGIA
La società Galsi e Snam Rete Gas hanno firmato l’accordo definitivo che conferma il reciproco impegno e definisce le condizioni per la realizzazione della sezione italiana del nuovo gasdotto di importazione del gas naturale dall’Algeria all’Italia, via Sardegna. Secondo i termini dell’accordo, Galsi provvederà allo sviluppo dell’ingegneria e all’ottenimento delle principali autorizzazioni mentre Snam Rete Gas si occuperà della realizzazione e della successiva gestione dell’attività di trasporto. L’intesa raggiunta conferma l’impegno di Galsi e di Snam Rete Gas nello sviluppo di uno dei più importanti progetti italiani di a
pprovvigionamento e che rappresenta, oltre ad una nuova sfida tecnologica, anche il primo passo per la metanizzazione della Sardegna, che, va ricordato, a oggi non dispone del gas naturale. Vale la pena ricordare in cosa consiste il progetto Galsi: si tratta di una condotta lunga complessivamente più di 800 chilometri (284 km tra Algeria e Sardegna, 280 km a terra, nella nostra isola, 275 km tra la Sardegna e la Toscana), che avrà il compito di trasportare ben 8 miliardi di metri cubi all’anno. Il viaggio del Galsi inizia in Algeria, dove il gas viene compresso fino a raggiungere la pressione adatta per l’immissione nella conduttura sottomarina. In Sardegna la condotta raggiunge la località di Porto Botte, dove la pressione del gas, introdotto in un tubo più grande, viene ridotta. La condotta, attraversata l’isola, riprende il mare nei pressi di Olbia, dove il gas viene nuovamente compresso e condotto fino a Piombino, dove il tubo si innesterà nella rete nazionale per la distribuzione. I lavori, che dovrebbero avviarsi nel secondo semestre del 2009, e chiudersi entro il 2012, rappresentano una sfida, anche sul piano tecnologico: basterà ricordare che con i suoi 2885 metri di profondità massima, sarà il gasdotto più profondo del mondo. Per la Sardegna i vantaggi sono considerevoli, se si considera che le condizioni geografiche della Sardegna e la scarsa disponibilità di risorse naturali locali, hanno reso fino ad oggi il sistema energetico sardo dipendente per il 94% da fonti esterne. Secondo i dati proposti dal Piano Energetico regionale, allo stato attuale, in assenza del gas naturale, la diversificazione delle fonti di energia in Sardegna segnala una grande dipendenza dal petrolio (74%) e dal carbone (23%), i più inquinanti tra i combustibili fossili. In questo contesto la realizzazione del gasdotto Galsi e la conseguente metanizzazione della Sardegna potrebbe rappresentare un grande opportunità di crescita per tutto il sistema economico dell’isola, garantendo una maggior sicurezza di approvvigionamento energetico, una differenziazione delle fonti di energia con vantaggi non solo economici ma anche ambientali, una disponibilità di gas naturale attraverso una rete di distribuzione direttamente presso le utenze, maggiori opportunità di sviluppo industriale per le imprese energivore sarde, ricadute positive sull’economia e l’imprenditoria sarda durante la fase di costruzione del gasdotto, aumento delle attività imprenditoriali indotte per la creazione, gestione e manutenzione delle reti di distribuzione locale del gas. Prospettive importanti dunque in campo energetico, anche alla luce della pesante incidenza del caro petrolio sul sistema imprenditoriale nazionale ed isolano in particolare. Ma quella del gas non è l’unica iniziativa importante: si segnala ad esempio una forte attività dell’amministrazione regionale per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici, quelli cioè destinati alla produzione di energia elettrica attraverso l’utilizzo dell’energia solare. Sono stati pubblicati tre bandi tesi ad incentivare l’installazione di nuovi impianti, il primo a favore degli Enti Locali, il secondo a vantaggio delle piccole e medie imprese, il terzo destinato ai privati cittadini. Il risultato è stato che, proprio per i privati, nel giro di due ore sono stati esauriti i fondi a disposizione, con grande delusione di tanti cittadini che attendevano il bando per avviare il proprio piccolo progetto di energia alternativa, sfruttando il cosiddetto Conto Energia, ossia il contributo statale che permette, oltre che lo scambio sul posto dell’energia prodotta, anche ‘acquisizione di un contributo per ogni kwh prodotta. Si fa fatica a capire perché la Regione abbia deciso un meccanismo che ha lasciato così tanti insoddisfatti, a fronte della quantità enorme di fondi che si stanno spendendo, non solo per Galsi, ma anche per le tante torri eoliche che stanno spuntando come funghi sulle colline di tutta l’isola. Non s’era detto che il sole rappresentava la scelta migliore, anche grazie al bassissimo impatto paesaggistico? Perché allora non scommetterci con decisione, invece che destinarci le briciole? Roberto Scema
UN TRACCIATO CHE ATTRAVERSA LA SARDEGNA OCCIDENTALE PER GIUNGERE A OLBIA
GAS ALGERINO, LE CONDOTTE PASSANO IN 40 COMUNI
Il gasdotto che attraverserà la Sardegna da nord a sud, passando nel settore occidentale dell’isola e toccando 40 comuni. Il tracciato è stato svelato ieri alla giunta regionale da Galsi, la spa che porterà il gas in Sardegna dall’Algeria. Le condotte saranno tutte sottoterra: il punto d’approdo è a Porto Botte, nel Sulcis, e quello conclusivo, dopo 290 chilometri, nelle vecchie saline di Olbia. La stazione di compressione, prima di infilare i tubi sotto il Tirreno, direzione Toscana, è accanto alla discarica di Spiritu Santu. Ma Galsi potrebbe rivedere la collocazione. Il tracciato. Il gasdotto, che parte dall’Algeria, ha come punto d’approdo la spiaggia di Porto Botte, a San Giovanni Suergiu, provincia del Sulcis. Da lì risale, sottoterra, la Sardegna occidentale per poi virare verso il nord-est. Ecco tutti i comuni (40) che saranno attraversati: Carbonia, Iglesias, Villamassargia, Domusnovas, Musei, Vallermosa, Siliqua, Serramanna, Villasor, Samassi, Sanluri, Sardara, San Gavino Monreale, Mogoro, Uras, Narrubbiu, Santa Giusta, Palmas Arborea, Oristano, Simaxis, Zerfaliu, Ollastra, Villanova Truschedu, Paulilatino, Abbasanta, Norbello, Borore, Macomer, Sindia, Semestene, Torralba, Bonorva, Mores, Ozieri, Oschiri, Berchidda, Monti, Loiri, e infine Olbia. L’impatto ambientale. I tecnici di Galsi hanno tenuto conto dell’orografia e hanno comunque evitato, sistematicamente, di attraversare aree tutelate da vincoli regionali ed europei. Per rispondere alle critiche di alcuni ambientalisti, hanno fatto sapere di aver avviato le procedure per la valutazione d’impatto ambientale e di essere già a buon punto. I lavori e la portata. I lavori dovrebbero cominciare nei primi mesi del 2009. Sono in corso ancora alcune verifiche marine, che termineranno nell’ottobre di quest’anno. Nel 2012 le opere di posa delle tubature dovrebbero essere termin
ate, permettendo l’immissione, a regime, di 8 miliardi di metri cubi all’anno di gas algerino. Una priorità per l’isola, l’Italia e l’Europa, troppo dipendente dal mercato russo, spesso instabile. Le imprese sarde. Galsi, che è una spa partecipata dalla Regione (la Sfirs ha l’11.6% del capitale, ha assicurato alla giunta Soru, riunita ieri per prendere visione del tracciato, che ci sarà un forte ricorso all’imprenditoria sarda. Ma Soru ha voluto maggiori garanzie: «Le imprese sarde devono essere coinvolte non solo per i lavori di movimento terra, ma devono partecipare alla messa in opera della condotta a terra e alla fase del processo produttivo di materiali e tecnologie che saranno utilizzati durante i lavori». Lo sbocco. Galsi aveva preso in esame l’ipotesi di far concludere il gasdotto a Marinella, ma alla fine ha optato per le vecchie saline di Olbia.
RENATO SORU AD ASIAGO PER LE CELEBRAZIONI DEL 90° DELLA GRANDE GUERRA
CORONA D’ALLORO PER LA BRIGATA SASSARI
Il Presidente Soru ha partecipato ad Asiago alla cerimonia per il novantesimo anniversario della fine della Grande guerra. In un breve intervento nel sacrario militare del Leiten, dopo la messa e davanti a un folto pubblico, il Presidente della Regione ha ricordato il sacrificio dei sardi della Brigata Sassari "in questo paesaggio bellissimo dove però si è consumato un grande dramma, fra queste creste che invitano alle passeggiate e che allora erano un luogo dello spavento e della paura". "Asiago è anche la nostra patria – ha continuato il Presidente della Regione – qui hanno vissuto molti soldati sardi, molti hanno perso la vita, tutti hanno sperato combattendo in questo luogo per un futuro migliore per la Sardegna. C’è molto del nostro cuore e della nostra storia e per questo sono venuto qui insieme a molti sardi per rievocare il sacrificio dei nostri nonni". Il Presidente della Regione ha ricordato quanta parte abbia avuto nel costituirsi della memoria dei sardi la lettura dei libri di Emilio Lussu da parte di molte generazioni di ragazzi, "i quali hanno potuto conoscere le vicende della Grande guerra dalle belle edizioni Einaudi di ‘Un anno sull’Altipiano’". La giornata è cominciata con il raduno presso la Loggia dei Caduti e, a seguire, con la sfilata al sacrario militare del Leiten e la celebrazione di una Messa in suffragio dei caduti.
ANCHE IL "SU NURAGHE" DI BIELLA RICORDA LA "GRANDE GUERRA"
ONORE AI CADUTI AL "NURAGHE CHERVU"
A pochi giorni dalla bella cerimonia di intitolazione di "Nuraghe Chervu", dedicato ai Caduti sardi ed ai Caduti biellesi della Grande Guerra alla presenza delle massime autorità cittadine guidate dal Prefetto Narcisa Brassesco, del Generale Alessandro Veltri, comandante la Brigata "Sassari", del Generale Giovanni Sulis, vicecomadante la Regione Militare Nord di Torino, il IV novembre, la Città di Biella ha deposto la prima corona di alloro ai piedi del menhir su cui è incisa la dedica: "Agli intrepidi Sardi della Brigata "Sassari" nel comune ricordo dei giovani biellesi e dei figli di Sardegna caduti per l’Italia Unita" 1918 – 2008 Battista Saiu
SARA’ APPLICATO A UNA SERIE DI PRODOTTI PER VALORIZZARE LE TRADIZIONI ISOLANE
IL NUOVO MARCHIO DI QUALITA’ DELL’ARTIGIANATO SARDO
Nasce il marchio di qualità dei prodotti dell’artigianato sardo. È un Marchio collettivo geografico (Mcg) promosso dall’Assessorato regionale del Turismo, Artigianato e Commercio. Partner del progetto è il Sistema Camerale della Sardegna. L’iniziativa rientra nel programma d’intervento per l’artigianato tipico, tradizionale ed artistico della Sardegna. Un progetto articolato avviato lo scorso anno (stanziamento di 5 milioni e 500 mila euro) con l’intenzione di rafforzare il tessuto produttivo soprattutto mediante azioni promozionali del comparto. Il programma per l’artigianato artistico si suddivide in sei interventi già realizzati o in fase di avanzata realizzazione: Archivio digitale delle competenze artigiane; evento "Emporio Mediterraneo"; Scuole civiche; Biennale dell’artigianato; partecipazione delle produzioni di eccellenza a fiere nazionali e internazionali e promozione di workshop come "Mestieri e Ospitalità". Lo schema di certificazione è strutturato in un Marchio ombrello Comunitario – registrato all’Ufficio per l’armonizzazione del mercato di Alicante – non contenente alcun riferimento geografico alla Sardegna così come stabilito dalla normativa europea e rappresentato dal cavallino stilizzato già simbolo dell’Isola. Tale marchio è sempre associato a una serie di altri marchi – registrati all’Ufficio brevetti nazionale – variabile secondo la tipologia di lavorazione. Nel caso di produzioni di filigrana, per esempio, il marchio associato al cavallino sarà il marchio "Sardegna" con la dicitura sovrastante "Filigrana artigiana". Questa soluzione rispetta i vincoli comunitari dettati per l’inserimento di una indicazione geografica all’interno di un marchio collettivo. Obiettivo dell’azione della Regione è quello di valorizzare la qualità delle lavorazioni artigianali, l’unicità, il valore intrinseco delle opere attraverso il riconoscimento dell’origine. Le produzioni artigianali interessate dal marchio di qualità sono otto: la filigrana, il coltello, il gioiello, la tessitura, la ceramica, il legno la cestineria e il ferro battuto. In proposito saranno messe in campo adeguate campagne pubblicitarie di promozione. Per ciò che riguarda la procedura adottata dalla Regione, sono state individuate caratteristiche, tipicità e parametri produttivi, con particolare riferimento alle tecniche di produzione, al fine di creare un sistema di certificazione condiviso. Per far questo è stata effettuata una approfondita analisi della situazione esistente, valutando marchi o disciplinari già realizzati, e sono state coinvo
lte le associazioni di categoria e gli artigiani in tutte le fasi del progetto. È stato quindi realizzato il Regolamento d’uso del marchio e il Disciplinare di produzione al quale ogni artigiano deve attenersi e un Piano dei controlli.
DELL’ARCIVESCOVO EMERITO DI MILANO CARLO MARIA MARTINI
CONVERSAZIONI NOTTURNE A GERUSALEMME
Del biblista Cardinale Carlo Maria Martini, in quest’ultima fase del suo tempo segnato inesorabilmente dal morbo di Parkinson, sorprende l’estrema serenità nel parlare di "compimento di percorso" o dell’imminente "chiamata che si fa sempre più vicina" per chi è "arrivato all’ultima sala d’aspetto" e i tanti puntuali interventi sul versante della bioetica. Riflessioni urgenti e continue che negli ultimi anni hanno evidenziato la capacità del Cardinale Martini di comprendere i cambiamenti sociali avvenuti su problemi epocali, con visione di grande apertura mentale e concretezza da pastore. Ora i temi di fede, vita e morte, in un testamento non ultimo ma di speranze, si arricchiscono ancora di più con la pubblicazione dei suoi dialoghi-confessioni al gesuita e confratello austriaco Georg Sporschill, conosciuto durante un soggiorno a Gerusalemme. Conversazioni notturne a Gerusalemme (Mondadori), rappresenta le folgoranti riflessioni di un Vescovo partecipe e coinvolto dalle aspettative del mondo giovanile e che esorta la Chiesa ad operare un’azione coraggiosa di riforme, confronto ed apertura alle domande di chi vive nella modernità. E il pensiero và al "nuovo sguardo" e rilettura da dare all’enciclica Humanae Vitae, alle numerose risposte da consegnare giornalmente alla crisi etica della contemporaneità e alle continue sfide nel segno della giustizia e per la pace. Martini e Sporschill esprimono principalmente un bisogno di capire per meglio agire e incontrare Dio nella fiducia che "lo Spirito è all’opera"; un libro di speranza e futuro capace di illuminare per il suo spessore teologico-umano e ispirato dalla domanda: "Che cosa farebbe oggigiorno Gesù?". Il Cardinale Carlo Maria Martini, S.I., Arcivescovo emerito di Milano, è nato a Torino il 15 febbraio 1927. Laureato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e in Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico ha sviluppato la sua attività nel campo scientifico con diverse pubblicazioni ed è stato l’unico membro cattolico del comitato ecumenico che ha curato l’edizione greca del Nuovo Testamento. Numerosi i riconoscimenti accademici nazionali ed internazionali (Mosca, Oviedo, Parigi, Gerusalemme) ricevuti per i suoi studi biblici che profondamente coltiva con spirito attuale. Cristoforo Puddu
PROPOSTA DI COLLABORAZIONE AI CIRCOLI DALL’ASSOCIAZIONE "CAGLIARI IN CORTO"
IL SITO WWW.CINEMECUM.IT
Scrivo per conto dell’Associazione Culturale "Cagliari in Corto" al fine di presentarvi la nostra attività e nel desiderio di instaurare una collaborazione tra sardi che lavorano per la promozione della cultura. L’associazione Cagliari in Corto da anni si occupa di far conoscere il cinema isolano con i suoi registi, i suoi attraenti set, nonché di aiutare l’intero settore che spesso trovano difficoltà ad affermarsi, ma che conta notevoli capacità e talenti. L’ultimo sforzo di Cagliari in Corto, che ci sta particolarmente a cuore in questo momento, è la gestione della rivista online www.cinemecum.it. Un settimanale di notizie, interviste e servizi arricchito dai curriculum di artisti e addetti ai lavori, indirizzi di scuole, case di produzione, concorsi e festival, compresa una bacheca di annunci, schede e fotografie del territorio per segnalare le location più belle e dare una mano alle produzioni che vorrebbero "girare" i loro film in Sardegna. E ancora una galleria di video e dibattiti, forum, recensioni e tutti i film e le rassegne in programmazione nell’Isola. Cinemecum è nato 3 anni fa e in questo periodo di grosso lavoro abbiamo ottenuto tante soddisfazioni riguardo al numero di consensi e alla quantità di visitatori che crescono di giorno in giorno. Considerando che l’attività del circolo sardo è improntata alla promozione della cultura sarda oltre i confini regionali, ci auguriamo che la rivista possa essere di Vostro interesse e ci piacerebbe avere un Vostro sostegno nella promozione della stessa all’interno del territorio di riferimento del Vostro Circolo. La collaborazione potrebbe assumere diverse forme a seconda dei Vostri orientamenti, esigenze e possibilità. Francesca Sassu
YES WE CAN! L’EMIGRATO OBAMA, E’ L’UOMO PIU’ POTENTE DEL MONDO
LA SVOLTA STELLE A STRISCE
Una notte pensando di essere in Times Square a vivere emozioni a cristalli liquidi invece che esser in diretta tv. Io New York c’è una probabilità che la veda il prossimo anno. Una città da dare in pasto ai turisti, giusto per poter dire di essere stati ad Harlem, a Manhattan, davanti all’Empire.. Immagino la Harlem di oggi che nel frattempo è diventata un’altra Harlem. Adesso ci vanno ad abitare anche i bianchi, perché i prezzi sono più bassi rispetto a certe zone di Manhattan. Al Lenox Lounge, con birra o cocktail d’ordinanza, si brindava e si parlava con un occhio alla tv. Sono parecchi I bianchi con la spilla di Obama ad attendere e notizie dall’alto volume alto della Cnn. C’era gente che si rimpinzava da McDonald’s e Burger King, altra che si ustionava da Starbucks, altra ancora che girava tra gli scaffali di H&M. Non c’è più il ghetto violento descritto in certe guide di vent’anni fa. Stavano per eleggere il primo presidente nero e sembrava un martedì come gli altri. L’unico segno di discontinuità è l’assembramento davanti a un maxischermo. Una discreta folla assiepata. Ogni tanto si sente la voce di uno che arringa i presenti. Due applausi. Qualcuno suona il bongo. La Cnn sta ancora troppo
sul vago per i gusti e le attese di questa gente. Di tanto in tanto si assegna qualche staterello, soprattutto a Obama. Il quorum si avvicina. Ogni volta parte un gridolino, un battimani. Qualche sospiro. Stato dopo stato i numeri di Obama impazziscono e poi, con la California, sballano. Cori, urla, gente che piange. La festa aspetta solo la parolina magica, "elected", che appare sullo schermo poco dopo le undici, le cinque del mattino in Italia. La gente ballava, si abbracciava e cantava. Ma quelli più anziani, avevano varie gradazioni di occhi lucidi, e qualcuno piangeva a dirotto perché si vedeva che questa gente, questo quartiere, un momento così lo hanno aspettato una vita e adesso ce l’hanno davanti e quasi non ci credono, anche se i sondaggi erano favorevoli, le premesse c’erano e, tutto considerato, l’eventualità che McCain la spuntasse era abbastanza residuale. Obama è presidente. Arriva una folla pazzesca, Harlem scende in strada e converge lì, il luogo da cui tutte le televisioni facevano i collegamenti in diretta per testimoniare la reazione della New York nera. Una calca abnorme. Mentre i risultati arrivavano, i poliziotti – giunti in forze senza dare nell’occhio – erano riusciti a transennare la strada. Si aspetta il collegamento da Chicago. Quando appare Obama, il caos è alle stelle. E d’incanto tutti zitti ad ascoltare un discorso che finirà sui libri di storia, come tutta questa notte.
L’America ha mandato un messaggio al mondo. Con queste parole Barack Obama, il senatore democratico dell’Illinois e ora il presidente in pectore degli Stati Uniti, ha commentato la sua vittoria. "L’ora del cambiamento è arrivata". "Se c’è ancora qualcuno che ha dubita che l’America sia un posto dove tutto è possibile, che ha dubbi sul potere della democrazia, ha avuto la risposta". Una risposta che non ha bisogno di parole, si descrive con "code che non si sono mai viste ai seggi, di persone che hanno votato per la prima volta nella loro vita, convinti che questa volta le loro voci saranno ascoltate". Obama lo ha detto di fronte a una folla immensa di persone riunite a Grant Park, a Chicago, che lo ha accolto con un boato e un applauso interminabile. "Yes we can": sì possiamo è "Il credo americano". La straordinaria vittoria di Barack Obama non cambia il mondo. Cambia la possibilità di cambiarlo. Il primo presidente nero degli Stati Uniti d’America non è stato solo eletto a grande maggioranza dal suo popolo, è stato virtualmente plebiscitato da gran parte del pianeta. La doppia legittimazione, domestica e globale, di un leader assai consapevole di sè e del proprio ruolo storico, ridistribuisce le carte del gioco geopolitico su scala mondiale. E’ ancora presto per stabilire come. Ma certamente tutti i potenti del mondo, amici o avversari dell’America, stanno ricalibrando il proprio modo di approcciarsi alla principale potenza. L’America può, perché è un paese unito; l’America può, perché sa sognare. I primi discorsi del nuovo Presidente sono pieni di accenni alla lunga storia dei diritti civili che ha condotto all’elezione del primo presidente nero, incluso un accenno a Martin Luther King, il "predicatore di Atlanta che disse ‘we shall overcome. Barack Obama ha ringraziato per il loro amore e il loro sostegno la moglie Michelle («la prossima first lady degli Usa»), le figlie Sasha e Malia e la nonna materna, scomparsa proprio il giorno prima del voto. "America siamo arrivati così lontano, ma resta ancora così tanto da fare". Nel suo discorso della vittoria Barack Obama, ha chiesto l’aiuto agli americani, anche quelli che non lo hanno votato. "Come Lincoln disse a una nazione più divisa della nostra, non siamo nemici, ma alleati – ha detto alla platea di Grant Park, a Chicago – E per tutti gli americani dei quali non ho ancora conquistato la fiducia, forse non ho avuto il vostro voto, ma ascolterò la vostra voce, e ho bisogno del vostro aiuto, sarò anche il vostro presidente". Il 20 gennaio, quando Obama prenderà finalmente possesso della sua carica, non ci sarà più tempo per promesse e discorsi. Il nuovo presidente dovrà subito dimostrare al paese e al mondo di saper essere all’altezza della propria immagine. Molto dipenderà dalla sua squadra, cui in queste ore tutti (compresi molti repubblicani) ambiscono a partecipare. Il vincolo maggiore per Obama sarà lo schiacciante debito nazionale, che viaggia oltre i 10,6 trilioni di dollari. Un macigno che costringerà il "principe della speranza" ad accrescere ulteriormente lo stock di debito onde finanziare almeno parte dei progetti infrastrutturali e sociali necessari a mitigare gli effetti della recessione e ad avviare una moderata redistribuzione del reddito. Il debito nazionale peserà anche sull’azione internazionale della nuova America. Obama sarà costretto a chiedere a tutti, ma in particolare agli "amici e alleati", più soldi e più soldati per sostenere la leadership americana nelle guerre e nelle aree di crisi. Cominciando con l’Afghanistan, dove probabilmente Obama proverà a chiedere però che all’aumento dei soldati contribuiscano questa volta anche gli europei.
Massimiliano Perlato
IL 21 DICEMBRE, LA GIORNATA NAZIONALE PER LA RACCOLTA FONDI
RICERCA SCIENTIFICA SULLA THALASSEMIA
La 16a Giornata Nazionale per la raccolta fondi è ormai nella sua fase organizzativa e propositiva più avanzata. L’esperienza vissuta nelle passate edizioni ci conferma che è proprio questo il momento più importante e determinante per una efficace e produttiva raccolta fondi. La collaborazione con tutti i nostri Referenti e Soci sostenitori, in modalità "prevendita", assicurerà una concreta e consistente base di adesioni all’iniziativa e una diffusione dell’informazione, basi necessarie per il successo della manifestazione nazionale che si concluderà il 21 Dicembre 2008. L’impegno di tutti sarà quello di favorire l’adesione dei vecchi e dei nuovi sostenitori alla nostra iniziativa che prevede un’azione di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e una promozione del nostro messaggio, con la richiesta anche della solidarietà economica. Sono previsti
vari livelli di intervento, articolati secondo la modalità già collaudata della sottoscrizione. Viene proposto a tutti di sottoscrivere una quota che va da un minimo di 1 €uro, per giungere ad un massimo di 45 €uro, attraverso proposte diverse. A tutti sarà offerta la possibilità di avere un dono. L’idea guida è quella della candela della salute e della fortuna, che rappresenterà ancora una volta il nostro simbolo per il significativo slogan: "accendi la speranza". Potranno inoltre essere ritirati i cesti e le confezioni di prodotti tipici sardi già prenotati, ma altri saranno disponibili per coloro che decideranno di sostenere con il loro contributo la ricerca scientifica sulla Talassemia. Oggi più che mai i progressi scientifici ottenuti nel campo della genetica sperimentale ci fanno intravedere la soluzione del problema per tutti gli ammalati, mentre i risultati ottenuti dai vari studi clinici finanziati ci fanno capire quanto è importante proseguire senza sosta sulla strada della valutazione e del consolidamento delle esperienze cliniche per il continuo miglioramento dei protocolli di cura. Qualsiasi investimento nella ricerca, sia di base che clinica, fino ad oggi ha avuto un ritorno documentato, dimostratosi un vantaggio per tutti. Questa realtà è anche testimonianza della oculatezza delle scelte fatte e della serietà dei collaboratori. La ricerca, sia clinica che genica, deve andare avanti, seguendo e sviluppando le nuove e concrete prospettive che si affacciano all’orizzonte. Proprio per l’importanza del momento e la pressante necessità di reperire fondi, anche quest’anno verranno offerte varie possibilità di aderire alla raccolta, con la proposta di diversi e svariati articoli, allo scopo di invogliare maggiormente i Soci benefattori alle donazioni. Saranno coinvolti, oltre ad un gran numero di referenti in vari punti della regione Sardegna e della penisola, Associazioni di Volontariato, Associazioni Culturali, Religiose e Sportive, Pro-loco, Scuole ed altri organismi. Sarà possibile, ed anche auspicabile, organizzare, nei vari centri, attività collaterali ed iniziative a supporto della Giornata Nazionale e di tutta la Campagna Raccolta Fondi. Speriamo, per il bene comune, che molti si attivino affinché la Giornata e la Campagna Nazionale possano confermare e superare i risultati registrati negli anni scorsi. La ricerca ha più che mai bisogno di tutti, non possiamo tradire le aspettative di chi dalla ricerca aspetta risposte per una vita qualitativamente migliore e più garantita. La nostra proposta sarda è quella di aderire anche formalmente all’iniziativa della Fondazione compilando una scheda di adesione scritta e sottoscritta con il versamento anche della semplice quota di 1 €uro. Un grazie anticipato a tutti coloro, soci e non, che sceglieranno di collaborare con noi per cercare insieme la soluzione ai tanti problemi ancora aperti. CHIUNQUE VOGLIA ATTIVARSI E PROPORSI COME REFERENTE E/O COMPONENTE DEL GRUPPO DI LAVORO NEL PROPRIO CENTRO/REALTA’ OPERATIVA (FABBRICA – UFFICIO – SCUOLA – ASSOCIAZIONE), E’ PREGATO DI DARNE COMUNICAZIONE SCRITTA O TELEFONICA AL COORDINAMENTO REGIONALE.
CONTATTARE segreteria@circolosardomagenta.it
Antonello Argiolas