di Paolo Pulina
Il Centro sociale e culturale dei sardi "La Quercia" di Vimodrone (Milano), presieduto da Giampiero Fenu, ha voluto rendere omaggio, nel bicentenario della morte, a Giovanni Maria Angioy (Bono, 21 ottobre 1751 – Parigi, 23 febbraio 1808), l’eroe della "rivoluzione sarda" della fine del Settecento.
La manifestazione organizzata dal Circolo di Vimodrone si è tenuta nel pomeriggio del 25 ottobre, presso la sede sociale. Dopo l’introduzione del presidente Fenu, Aldo Accardo, docente di Storia contemporanea nell’Università di Cagliari, ha ricordato innanzitutto le numerose manifestazioni e iniziative editoriali recentemente realizzate intorno alla figura di Angioy per impulso del "Comitato Sardo per le celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia" e della Fondazione Istituto Storico "Giuseppe Siotto" di Cagliari, dei cui comitati scientifici egli fa parte. Per quanto riguarda i libri, Accardo si è soffermato sul volume "Parabola di una Rivoluzione: Giovanni Maria Angioy tra Sardegna e Piemonte", ultimamente pubblicato da Aìsara Editrice di Cagliari con una sua prefazione, un lungo saggio introduttivo (oltre 70 pagine) di Luciano Carta, e 530 pagine di un ricchissimo corpus documentario a cura di Alberigo Lo Faso di Serradifalco. Il ricercatore, generale in pensione, ha condotto un’indagine a tutto campo in tutte le sezioni dell’Archivio di Stato di Torino in cui ragionevolmente potevano essere conservati i documenti relativi alle vicende del triennio rivoluzionario sardo (1793-1796) e, in particolare, per gli anni 1797 e 1798, quelli attinenti al personaggio-chiave Giovanni Maria Angioy. Per quanto riguarda le iniziative di studio Accardo ha dato le informazioni essenziali sul convegno internazionale su Angioy del 6-8 novembre 2008 con sessioni di lavoro a Sassari e a Bono.
Accardo ha delineato le caratteristiche del periodo storico in cui operò Angioy, rappresentante di una classe dirigente che trasse benefici dalle riforme del ministro della corte sabauda Giambattista Lorenzo Bogino, che trasferì nell’isola, oltre che 2000 copie della Grammatica della lingua italiana, molti bravi docenti universitari piemontesi, diffondendo di fatto la cultura europea, le idee dell’illuminismo, in particolare quelle legate al concetto di autonomia, sia a livello intellettuale che di elaborazione programmatica dello sviluppo economico e sociale. La "rivoluzione sarda" di fine Settecento, secondo Accardo, non è stata sconfitta dai piemontesi ma da altri sardi, rappresentanti dei ceti borghesi spaventati dai rischi cui poteva andare incontro il loro agiato status se fossero andate a buon fine le rivendicazioni dei movimenti contadini antifeudali del nord Sardegna alla cui guida si era posto Angioy, che pure era stato nominato Alternos viceregio a Sassari e mandato in quelle zone per porre fine proprio alle agitazioni. Purtroppo, ha sottolineato Accardo, neanche Alberigo Lo Faso con la sua puntigliosa ricerca è riuscito a scovare il Memoriale scritto da Angioy durante il soggiorno negli Stati continentali del Re di Sardegna dopo la fuga dall’isola nel giugno 1796 e prima di riparare definitivamente in Francia. E’ un documento che potrebbe illuminare definitivamente la figura di Angioy ma ormai ci si deve abituare all’idea che molto probabilmente è andato disperso o distrutto.
Personalmente ho sottolineato il fatto che la relazione di Accardo integrava le informazioni sulle vicende del triennio rivoluzionario sardo date, quattro anni prima, sempre presso il Circolo di Vimodrone, dal prof. Leopoldo Ortu (docente di Storia del Risorgimento e di Storia della Sardegna presso l’Università di Cagliari), in quanto nella sua esposizione Ortu aveva lumeggiato la figura di un altro dei protagonisti di quel periodo cruciale, cioè Vincenzo Sulis, prima schierato dalla parte di Angioy e poi da quella dei suoi avversari. Ortu aveva divulgato i risultati delle ricerche trasfuse nell’introduzione e nelle cento pagine di note storiche per l’edizione critica dell’Autobiografia di Sulis (la quale, è stato detto, "consegna ai posteri l’immagine composita di un avventuriero settecentesco") curata da Giuseppe Marci e pubblicata da Centro di Studi Filologici Sardi /Cuec di Cagliari nel 2004.
Il pomeriggio angioiano di Vimodrone è stato chiuso in bellezza dall’animazione teatrale che Gianluca Medas ha voluto dedicare alle battaglie dei sardi contro i dominatori piemontesi ai tempi e sotto la guida (purtroppo storicamente sfortunata) di Angioy e dalle musiche di accompagnamento della narrazione proposte con maestria da Francesco Saiu (chitarra) e Valter Mascia (sassofono) .
Scoperto casulamente in internet.. sempre in prima linea…
Complimenti! Alla memoria di tziu Efisio e alle sue poesie (estate 1987-1988-1989.
Saluti anche da Occhieppo Superiore!!!!