di Elodia De Montis
La Sardegna conta una popolazione residente di circa 1.600.000 abitanti, mentre fuori dall’isola vivono la condizione di emigrati circa 700.000 sardi. Secondo i Relatori della Conferenza Internazionale sull’Emigrazione di Cagliari, i rappresentanti delle Federazioni e dei Circoli, che si sono avvicendati al tavolo della Presidenza emerge che questi numerosi non residenti, che rappresentano quasi il 50% della popolazione residente, non hanno propri rappresentanti nelle Istituzioni della Regione e non possono quindi partecipare ai progetti e alle scelte politiche che riguardano la vita dell’isola e soprattutto in modo diretto alle scelte politiche sull’emigrazione. Nel fare le loro critiche, questi personaggi, hanno mirato in modo particolare contro le Associazioni di tutela e inevitabilmente contro la Regione che non dimostra abbastanza interesse verso gli emigrati, anzi trattandoli a volte come un fardello ingombrante e scomodo. Qui apro una parentesi molto critica sulle Associazioni di tutela, tutte residenti a Cagliari cioè lontano dai luoghi dove nascono i problemi e i bisogni degli emigrati. Codeste associazioni dovrebbero rappresentare e tutelare gli interessi degli emigrati ma, ahimè da ciò che traspare dai commenti fatti da chi ha più esperienza della sottoscritta, di fatto si perdono in un labirinto di farraginosa burocrazia pensando esclusivamente ai propri interessi, gestendo a loro piacimento il contributo finanziario che la Regione destina nel suo bilancio alle federazioni. Sono, probabilmente, contenitori creati ad hoc per sistemare politici trombati e relativi portaborse. Propongo perciò di chiedere attraverso un referendum, rivolto ai non residenti, di emanare una legge regionale che consenta la candidatura di tre rappresentanti al Consiglio Regionale, uno per l’Italia, uno per l’Europa ed uno per i continenti più lontani in cui risiedano sardi e/o loro discendenti. Propongo inoltre l’abolizione delle Associazioni di tutela, mantenendone in vita soltanto una con poche persone addette con un Referente itinerante che possa far da tramite fra le Federazioni ed i tre futuri consiglieri, consentendo così un più attento monitoraggio in tempo reale dei problemi e delle richieste delle federazioni stesse e la conseguente tempestiva presentazione presso l’istituzione Regione onde procedere ad una accurata analisi con risposte immediate. Inoltre fatto non marginale, consentendo un risparmio di costi alla Regione stessa e quindi maggiori risorse alle federazioni da destinare ai circoli garantendone una attività più propositiva e duratura. La concentrazione più numerosa dei sardi emigrati risulta in Germania, verso la quale dal 1970 in poi si è registrato un flusso migratorio ininterrotto di giovani. Nel mondo esistono circa 60.000.000 di discendenti italiani, cioè esiste un’altra Italia che non conta e non ha voce, non ha la cittadinanza italiana e, fatto ancora più clamoroso, non sa di averne diritto. In Argentina negli anni 60 c’erano circa 40.000 sardi e da allora nelle scuole pubbliche si insegna la lingua inglese e francese senza tenere in alcun conto della grande presenza degli italiani e in modo particolare dei giovani discendenti che, imparando l’italiano, sarebbero favoriti nel mantenere il legame con la terra d’origine. Le origini del fenomeno migratorio dall’isola nascono per bisogno e per paura; per bisogno per la mancanza atavica di posti di lavoro e per paura a causa dell’insicurezza esistente nell’isola nel periodo del banditismo. Qualcuno parla di emigrazione odierna non per necessità, ma per scelta, soprattutto laureati che ambiscono ad acquisire maggiori conoscenze e perfezionare poi la loro professionalità presso grosse aziende con l’obiettivo (vano) di poter un giorno fare ritorno alla terra d’origine. Mi domando allora come, a fronte di un esodo così massiccio e continuo, la percentuale di disoccupazione nell’isola sia ancora così elevata. Tre sono, secondo il mio modestissimo parere, le ipotesi: I residenti non hanno la voglia di impegnarsi in un proficuo e radicale cambiamento, mancando, quindi, di intraprendenza verso quei settori che più caratterizzano l’isola; non creando piccole imprese, cooperative e consorzi che abbiano facile accesso ai finanziamenti della Comunità Europea, oppure, perché no, che attraggano capitali mirando anche ad un azionariato diffuso con il coinvolgimento degli emigrati stessi. Ciò potrebbe favorire il rientro nell’isola soprattutto dei figli degli emigrati che hanno acquisito all’estero capacità professionali e manageriali tali per cui possano influire, con efficaci progetti economici, in un processo di cambiamento ben ragionato e programmato nel tempo. – La Regione non è ancora attenta alle problematiche della sua popolazione, rimanendo ingessata in una posizione statica che produce soltanto costi per il mantenimento della macchina burocratica. Paragonando a quanto avviene nella nostra regione emiliana, mi accorgo che le differenze sono notevoli nel progettare le politiche e nei tempi di varo e attuazione delle leggi e in modo particolare nel tenere nella giusta considerazione i Comuni e le Provincie. – Assegnazione da parte della Regione di inutili consulenze a professionisti residenti, di dubbia capacità, per sviluppare progetti validi. E’ risaputo che in Italia e all’estero abbiamo fior di cervelli giovani, che tutti ci invidiano, che operano nel campo della ricerca scientifica, energetica ed ambientale ed in altri settori, che dirigono aziende di notevoli dimensioni, i quali si sentirebbero onorati e disposti a trasferire le loro immense competenze a costi estremamente ridotti. A proposito in questa Conferenza Internazionale le donne si sono distinte più degli uomini, per coraggio nell’esprimere la critica, a volte anche aspra e nel formulare idee e progetti. Le donne che hanno presentato le loro relazioni hanno dimostrato di avere le idee molto chiare e hanno indicato un percorso ben preciso per rivisitare i circoli e renderli più attuali, soprattutto stimolando l’interesse di quei giovani che hanno ancora voglia di impegnarsi. La grande presenza alla Conferenza di noi giovani dimostra che abbiamo tanto da dire e da dare alle politiche dei Circoli e delle Federazioni con l’obiettivo principale di tenere alta la nostra appartenenza al popolo sardo con grande onore così come fecero nel così detto secolo breve i nostri nonni prima e successivamente i nostri genitori. A conferma di ciò asserisco che noi giovani abbiamo superato quella fase di nostalgia che ha sempre condizionato i nostri padri, ci sentiamo cittadini del mondo, anzi siamo discendenti del popolo sardo nel mondo. Si sollecita un confronto con gli altri circoli, magari creando insieme eventi e sollecitando la Regione a farsi carico tempestivamente delle istanze degli emigrati attraverso serie proposte condivise. Per esempio proposte sulla valorizzazione della nostra lingua, sul riconoscimento della cittadinanza italiana per coloro che vivono all’estero, sull’appartenenza, sul riconoscimento dello sconto sui viaggi per la Sardegna ai figli degli emigrati, etc. Con i Giovani dei Circoli di Bologna, Udine, Varese e Livorno abbiamo programmato incontri a medio termine per mettere in cantiere un progetto culturale che nasce intorno al mondo della musica che per noi rappresenta il mezzo più immediato per comunicare e unire. Abbiamo avuto uno scambio di idee anche con altre realtà, le Federazioni della Svizzera e del Belgio, i circoli di Lione e di Grenoble, dai quali abbiamo ricevuto un invito a creare un in
terscambio mediale che possa portare reciprocamente ricchezza di idee per creare eventi condivisi. Chiudo questo breve intervento con l’auspicio di poter lavorare alacremente all’interno del mio Circolo di Fiorano insieme a tanti altri giovani sardi e non per farlo crescere, naturalmente con l’aiuto dei soci anziani, di coloro che con onore si sono spesi anche nelle Istituzioni locali, con coloro che rappresentano la memoria storica e la cui esperienza sono certa sarà sempre messa a nostra disposizione, per dare un prodotto esprimente cultura e valori al passo coi tempi. Fortza Paris e a chent’annos.
Pierangela mi aveva parlato del blog e del lavoro che fa col giornale TOTTUS IN PARI. Sono davvero onorata di poter far pubblicare le mio poche righe sul giornale e sul blog: sono andata a dargli un’occhiata e devo dire che l’ho trovato molto ben fatto e curato. Complimenti! Inoltre l’idea del blog è molto buona per potersi scambiare idee, opinioni, condividere esperienze in maniera molto più rapida ed efficace.
Grazie ancora per questa bella opportunità!
A risentirci presto
Elodia De Montis