di ANDREA CURRELI
Tutta colpa di Enzo Francescoli, Pepe Herrera e Daniel Fonseca. Il “trio” di uruguagi approdato in Sardegna nel 1990 è entrato di diritto nel cuore dei tifosi del Cagliari e ha gettato le basi per un amore calcistico tra la squadra rossoblù e gli eredi della grande scuola della Celeste. Un filo diretto tra Cagliari e l’Uruguay che esiste ancora e fa da cornice al romanzo “Isla bonita. Amori, bugie e colpi di tacco” (66thand2nd editore, 2021) di Nicola Muscas. Il giornalista, cagliaritano e tifoso del Cagliari, al suo esordio da romanziere utilizza il calcio e soprattutto un calciatore sudamericano non privo di vizi (Santiago Ramiro Rodríguez detto “El Gordo”) per raccontare la società attuale. E poi c’è Cagliari, la città e la squadra di calcio. “Volevo mostrare Cagliari, una Sardegna urbana e contemporanea con tutti i suoi pregi e difetti, la sua bellezza e il suo clima e la sua qualità della vita – ha spiegato Muscas -. Ma anche i suoi limiti, la sua provincialità, la sua indolenza, il suo senso di autocompiacimento, il suo essere confine spesso difficile da valicare, e quindi in qualche modo anche prigione”.
Muscas, partiamo dal legame “calcistico” tra la Sardegna e l’Uruguay. “C’è una tradizione che va avanti da una trentina d’anni. Dopo una parentesi non felice con Victorino negli anni Ottanta, nei primi anni Novanta è esploso l’amore grazie all’arrivo in Sardegna del trio Francescoli, Herrera e Fonseca. Questo rapporto calcistico tra Cagliari e il Paese sudamericano va avanti ancora oggi dato che nella rosa del Cagliari figurano tre uruguaiani (Diego Godín, Nahitan Nández e Gastón Pereiro, ndr)”.
Un calciatore uruguagio è il protagonista del suo romanzo d’esordio. Chi è “El Gordo”? “Le storie di calcio, ma più in generale di sport, sono incredibilmente romanzesche. E ci sono personaggi del mondo del calcio che hanno biografie incredibili. Larger Than Life è una espressione che può riassumere questo concetto. Per costruire il personaggio di Santiago Ramiro Rodríguez mi sono liberamente ispirato a tre calciatori. Il primo è Diego Armando Maradona. Ho messo in bocca a ‘El Gordo’ parole che il campionissimo argentino ha realmente pronunciato. Il secondo è Paul Gascoigne”.
In che modo “Gazza” influenza Rodriguez? “Rodriguez arriva a Cagliari, decide di vedere il Poetto e finisce per fare tappa in tutti i bar della spiaggia. Esattamente quello che fece Gascoigne durante i Mondiali di Italia ’90. Il dirigente del Comitato organizzatore del Mondiale, Stefano Arrica, raccontò che ‘Gazza’ spariva dal ritiro e da solo andava a fare un giro tra i bar del lungomare Poetto bevendo e offrendo da bere a tutti. Un racconto apparentemente divertente che però mi ha fatto riflettere. Ho visto la solitudine e la malinconia tremenda di un ragazzo di 23 anni schiacciato forse dal suo talento calcistico e dalla troppa notorietà”.
E il terzo calciatore? “Un campione uruguagio che ha giocato nel Cagliari nella seconda metà degli anni Novanta: Fabian O’Neill. E’ arrivato nel 1995 appena ventenne, è diventato una promessa della Serie A e poi si è perso quando ha fatto il grande salto (il passaggio alla Juve nel 2000, ndr). Le fragilità hanno avuto un peso maggiore delle doti calcistiche”.
Che personaggio nasce “mescolando” Maradona, Gascoigne e O’Neill? “Un personaggio volutamente esagerato. Santiago Ramiro Rodríguez ha il compito di innescare i meccanismi della finzione letteraria. ‘El Gordo’ costringe gli altri personaggi del romanzo, che potremmo definire ‘normali’, a confrontarsi con l’eccesso”.
Tra questi personaggi c’è Firicano con evidente riferimento all’ex difensore rossoblù. “Ovviamente non è Aldo Firicano. La scelta del nome è un omaggio al grande capitano della mia infanzia. Non è un calciatore ma un direttore sportivo ed è l’altro grande farabutto del romanzo. E’ un uomo che ha vinto tutto ma è uscito dal giro che conta e si ritrova in una squadra di provincia. E’ lui che ha l’idea di puntare tutto su Santiago Ramiro Rodríguez, che ha 35 anni ed è fermo da sei mesi. Il campione e il ds incarnano una parodia del mondo del calcio fatta di baruffe, di verità manipolate e piccole invidie”.
Al fianco di campioni alcolizzati e dirigenti manipolatori si muovono anche figure positive? “Ovviamente sì. C’è il medico torinese Morelli. E’ una sorta di ‘dottore santone’ che è in grado di rimettere a posto le articolazioni dei giocatori, ma soprattutto è il feticcio dell’allenatore. Ha solo 35 anni e diventa il medico del Cagliari. Ma nel mondo del calcio è un po’ un pesce fuor d’acqua perché ha una grande umanità e soffre per la lontananza da casa dove vive la madre anziana. E’ un personaggio positivo anche perché è l’innesco della parabola del Gordo”.
Tra i personaggi c’è anche un giovane giornalista come lei. “Sì, l’altro personaggio positivo è proprio il giornalista che svolge il ruolo di addetto stampa del Cagliari. Una figura naif, un ingenuo che subisce il mondo del calcio. Passa il tempo a osservare tutto senza mai prendere posizione perché ha capito che sarebbe inutile e rischioso per il suo posto di lavoro. Ma è anche un tifoso vero del Cagliari e ha a cuore le sorti della sua squadra”.