DI CORSA VERSO IL BENESSERE: LA VELOCISTA DI QUARTU SANT’ELENA DALIA KADDARI RACCONTA L’AMORE PER L’ATLETICA E LA SARDEGNA

Dalia Kaddari

Dalia Kaddari porta il nome di un fiore considerato simbolo di regalità e raffinatezza. Proprio come la sua corsa, che gli addetti ai lavori definiscono “sempre elegante”, oltre che potente. «Non sbraccio, sembro leggera. È la mia impronta», esordisce la giovane sprinter che descrive la sua tecnica nei 200 metri, specialità in cui è campionessa italiana.

Una prova che sfida velocità e resistenza, mescola ritmo elevato e controllo. L’atleta, in forza alle Fiamme Oro, aggiunge: «Avrei dovuto chiamarmi Rim, che in arabo vuol dire “Vento che soffia in primavera”». Opzione altrettanto suggestiva, che pure ispira energia e bellezza. Le stesse sensazioni che Dalia racconta di provare quando pensa alla sua Sardegna. La terra dove è nata, dove vive e si allena. 

Un’immagine di te bambina che fai sport? «È legata al basket, il mio “primo amore”. L’ho praticato dalla quinta elementare alla terza media. Dieci anni fa ho iniziato il percorso di atletica leggera e in breve tempo non l’ho più abbandonato: ho scelto la pista».

Hai cominciato presto a ottenere risultati importanti. I momenti della tua carriera sportiva già da incorniciare? «Ricorderò per sempre la prima medaglia vinta a livello internazionale, l’Argento nel 2018 a Buenos Aires nei 200 metri piani. Poi, nel 2021, il mio primo titolo europeo Under 23, conquistato a Tallinn. Ancora, il bronzo con la staffetta 4×100 metri a Monaco, nei Campionati europei di Atletica leggera 2022. Momenti bellissimi».

Nel gesto atletico di un velocista in pochi istanti si condensa un impegno che da fuori non sempre si comprende. Manca il “dietro le quinte”. «Sì, ci sono sacrifici e preparazione continui. Devi dare tutta te stessa in vista di ogni competizione, anche quando l’orizzonte di una gara è a lungo termine e sai di doverci arrivare al top della condizione. Ma questo è anche il bello del nostro sport. E c’è il lavoro prezioso e instancabile di chi ti è accanto. In allenamento e in pista non sono mai sola: al mio fianco c’è un team di cinque o sei persone che lavora con tanta dedizione per un obiettivo comune».

Un’adeguata rete di supporto può fare la differenza nello sport professionistico? «È così. Nella mia esperienza ho avuto la fortuna di affiancarmi a un allenatore, Fabrizio Fanni, che mi ha sempre aiutata a crescere in maniera costante con un percorso graduale, passo dopo passo, senza forzare le tempistiche. È importante circondarsi di persone che vogliono il tuo bene. E sono grata alla Tespiense Quartu, dove sono tesserata dall’inizio della mia attività sportiva: è la società in cui sono nata come atleta e dove ho sviluppato il mio cammino, e che tiene tanto a me».

Per un atleta è importante esercitarsi a “visualizzare” ciò che fa fiato, muscoli, ma anche testa. Quanto conta il benessere mentale nell’agonismo?

«Ha un posto rilevante. L’attenzione è rivolta principalmente alla preparazione fisica, ma si riconosce sempre più il valore della figura del mental coach. Intanto, non è scontato saper scindere gli aspetti della nostra vita quotidiana, personali, dalla prestazione sportiva. Avere un sostegno in questo senso è di grande aiuto. Per un atleta, poi, è importante esercitarsi a “visualizzare” ciò che fa. Mi sto allenando con Aurora Puccio: con lei sto facendo anche un lavoro sulla respirazione che soltanto otto mesi fa mi sembrava faticoso e che oggi fa parte della mia routine».

Parliamo di cibo: la pietanza che metti sul podio, accanto a qualche specialità della tua regione? «La pizza, per cominciare. Buonissimi i malloreddus: sono gnocchetti sardi, un piatto tradizionale della nostra cucina. E mi piacciono tanto le seadas, il mio dolce preferito».

A 16 anni è anche arrivata la fascia di Miss Quartu Sant’Elena. Ti ha mai incuriosito lavorare nella moda?

 «Quando ero più piccola ho sfilato qualche volta, però non mi ci vedo… sento il mondo dello sport più in sintonia con il mio carattere: mi appassiona trovarmi di fronte a sfide continue, correre dà tante emozioni».

Un vezzo, in fatto di look? «Non rinuncio ad avere le unghie lunghe e sempre curate. In generale, mi piace avere attenzione alla mia immagine. Credo che la giusta cura di sé stessi sia una componente del benessere».

Come ti vedi tra qualche anno? «Sono iscritta alla facoltà di Criminologia e spero di laurearmi presto, anche se non è sempre facile conciliare gli studi con gli impegni legati allo sport. Ho scelto questo percorso motivata dal fatto che sono nella Polizia di Stato, e mi piacerebbe in futuro continuare su questa strada».

Un sogno che vorresti si avverasse? «Vivo a Quartu Sant’Elena, una città con una popolazione di settantamila abitanti e che tuttavia non dispone di un campo di atletica. È una questione che mi sta a cuore e per la quale mi batto. Ecco, spero che al più presto possa essere realizzato un impianto sportivo per i suoi abitanti».

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