BASTA LA PAROLA! PASQUALE FALQUI, IL SARDO CHE INVENTO’ L’OMONIMO CONFETTO

Erano gli anni ’50, l’inizio di una nuova era, dove il messaggio pubblicitario trasmesso dalla TV mai più si sarebbe interrotto, anzi sarebbe andato sempre in crescendo.

Una delle pubblicità più amate di quel periodo (1957 circa) fu proprio quella riservata al “Confetto Falqui”, la straordinaria novità digestiva inventata dal farmacista sardo Pasquale Falqui.

L’ingegnosa storia di questo confetto purgante, ancora oggi in auge, è quindi frutto di un sardo intelligente e lungimirante, che riuscì a conquistare con questo prodotto innovativo tantissime persone.

Pasquale Falqui, classe 1902, nasce a Samassi, da genitori della media borghesia campidanese. Dopo gli studi superiori si laureò in farmacia, aprendo bottega ad Iglesias.

Il piccolo centro del Campidano però non gli bastava: era attratto dalle luci della grande città e pochi anni dopo si trasferì a Milano. Sposato con Nice Cucca di Muravera ebbero 4 figli Anna, Salvatore e Paolo e nel 1943 si aggiunge la quarta figlia, Delia, venuta al mondo a Como, dove la famiglia era sfollata per la guerra.

Esauritosi il periodo bellico il geniale farmacista aprì una farmacia a Milano in Viale Zara (tuttora esistente, si chiama Farmacia Caddeo… ancora sardi?).

I farmacisti dell’epoca non avevano tante medicine già pronte come accade oggi, ma erano veri e propri chimici farmaceutici e i vari rimedi per le malattie li preparavano loro stessi.

Fu così che mentre nella sua officina farmaceutica mischiava i vari componenti medicinali, la sua fervida mente cercava un rimedio pratico per alleviare un male che tormentava milioni di persone: la stitichezza.

La sua idea era quella di trovare un preparato pratico, che non creasse le problematiche fino ad allora esistenti.

I lassativi dell’epoca infatti erano a base di estratto di prugna, ma così poco pratici che per mandarli giù era necessario accompagnarli con un bel bicchiere d’acqua.

Nel 1938 Pasquale mise in commercio la sua prima invenzione: un nuovo preparato che non era da deglutire con l’acqua ma da masticare o succhiare; lo battezzò con il nome di “Prunol”. Inizialmente ci fu un po’ di diffidenza verso il nuovo preparato ma questa presto cadde, considerata la semplicità di ingestione rispetto ai precedenti preparati: infatti era come mangiare una semplice caramella.

Poco più di un anno dopo i confetti di Prunol venduti avevano già toccato i 100 mila pezzi. Finita la guerra e iniziata la ricostruzione, il geniale farmacista riprese in pieno l’attività.

Vista la buona riuscita del confetto Prunol, ne avvia la fabbricazione industriale, mettendo su una piccola fabbrica/laboratorio alla periferia di Milano. Falqui ormai è un nome ben noto e già famoso e le nuove confezioni perdono il nome Prunol per diventare semplicemente Confetto Falqui.

Il successo arriva impetuoso come una tempesta: in pochissimo tempo la piccola industria sforna 4 milioni di confetti. E pensare che questo era solo l’inizio!

Gli anni tra il ’50 ed il ’60 del secolo scorso vedono avanzare un nuovo grande mostro: la pubblicità, che, iniziata con la radio, prosegue ancora meglio con l’avvento della televisione.

Con l’arrivo diffuso della TV nelle case (la RAI, allora EIAR aveva iniziato le trasmissioni nel 1954) il sardo Pasquale Falqui intuisce che questo nuovo mezzo, il televisore, entrando in tutte le case, è il miglior consigliere per le famiglie. Decide quindi di lanciare il suo già noto prodotto attraverso la televisione.

Trova anche, con l’intelligente furbizia dei sardi, i personaggi che lo lanceranno in modo perfetto: Marcello Marchesi, che conia la frase che diventerà famosa nel mondo “Falqui, basta la parola”, e un testimonial d’eccezione: Tino Scotti.

La serata televisiva, in quegli anni si apriva con quello che si chiamava “Carosello” un brevissimo programma formato da una carrellata di piccole e divertenti scenette comiche che avevano il fine di reclamizzare i vari prodotti. Nella reclame della Falqui il noto attore di teatro Tino Scotti (che iniziò questo spot nel 1957) chiudeva le divertenti scenette sempre con la famosa frase “Falqui, basta la parola!”.

Il successo della réclame andò oltre ogni più rosea previsione: nel 1958 vennero venduti, per alleviare in modo nuovo il pigro intestino delle famiglie, ben 22 milioni di confetti.

Da quel momento è un crescendo continuo di successi; al confetto Falqui si aggiungono altri preparati, tra cui le famose caramelle “Zigulì”.

Nel 1985 Pasquale Falqui, ormai ultra ottantenne, decide di passare la mano. L’azienda, ormai divenuta un colosso, viene acquistata da una finanziaria del settore farmaceutico. La sua crescita, comunque, continuò senza sosta.

Oggi la Falqui è più che mai sul mercato con prodotti rinnovati e innovativi. Trascorrerà il resto della sua vita in un casale a Lecco. Morirà all’età di 97 anni il 3 dicembre 1999.

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