“INDIPENDENTE, TUTTA LA VITA”: LA CAGLIARITANA ALESSANDRA STARA NEL MONDO DEL SELF – PUBLISHING

nome d’arte: Alexandra Rose

Scrittrice, editrice. In arte Alexandra Rose ci parla della sua esperienza nell’essere una scrittrice auto-pubblicata e di come avere una casa editrice abbia cambiato il suo rapporto con il mondo dell’editoria.

Nella tua biografia citi l’amore per la biologia infatti, poi ti sei laureata in tossicologia e neuro-psicobiologia, che cosa quindi ti ha spinto a scegliere invece la strada della scrittura? Scrivo da quando ho undici anni. Parte di me amava le scienze e l’altra la creatività. Per almeno una decina d’anni non ho più scritto, mi sono concentrata sul mio percorso di studi. Poi un giorno mi sono ritrovata in laboratorio a riflettere se quello che stavo facendo era davvero qualcosa che mi interessasse fare per tutta la vita. Nel mondo delle neuro-scienze devi avere una certa attitudine che io non ho. È un mondo di squali.

La scrittura non è un mondo di squali? Domanda difficile. Nel mio spazio sono tranquilla, non mi sono pentita della mia scelta.

Su Amazon hai undici romanzi a tuo nome. Alcuni sono auto pubblicati, uno è sotto     Dri Editore, un altro ancora sotto la tua stessa casa editrice, Chrysalide Publishing. Quali sono le differenze nell’auto pubblicarsi e nel farsi pubblicare? Non mi sono trovata male con le case editrici con cui ho lavorato. Pubblicare con Chrysalide è stato un po’ come auto-pubblicarsi. In ogni caso il parere esterno è fondamentale. Da scrittrice non ci si può auto-editare. Certe case editrici non curano neanche quell’aspetto e non va bene. I lettori pagano per avere un prodotto di una certa qualità.

Se dovessi scegliere tra la carriera di editor e quella da scrittrice? Sento l’esigenza di scrivere di più. Una volta che entri nel mondo della scrittura non puoi stare assente. Uno o due libri all’anno devi pubblicarli.

Ti pesa dover scrivere con così tanta costanza? Mi pesa l’incertezza, devi sempre mantenere le aspettative alte. Mi chiedo: se scrivessi un libro che a i miei lettori non piace? Non mi pesa scrivere, anzi, vorrei dedicargli più spazio.

Sia i tuoi racconti che la tua casa editrice sono improntati sul romance. Se questo genere non esistesse in che altro riusciresti a essere a tuo agio? Il fantasy politico, mi piace tanto leggerlo, Per gli intrighi di palazzo impazzisco.

A proposito di intrighi: Team Drew o Team Gray? Lascia perdere. C’è una lotta sul mio Instagram.

Infatti hai una community sui social che interagisce attivamente con te. Quanto tempo ci hai messo per creare questo spazio? Ci ho messo parecchio. Ho acquisito un sacco di lettori quando ho cambiato genere. Sono passata dal romance etero a quello LGBTQ+. Credo che sia la strada giusta per me. Penso che gli autori debbano sperimentare vari generi prima di trovare quello dove sentono di poter dare il meglio.

Quanto è importante crearsi una community online nel mondo del self publishing? Tanto. A me piace un sacco condividere quello che scrivo, sia attraverso dirette sui social o pubblicando quello che scrivo. CI dedico molto tempo, quanto è uscito il mio ultimo libro stavo impazzendo, era difficile stare dietro a tutti i commenti. Ho pensato addirittura di pagare qualcuno che mi gestisse i social. Ci tengo però a dialogare con i miei lettori. Con alcune parlo tutti i giorni.

Ci sono differenze tra i lettori digitalizzati e quelli che preferiscono il cartaceo? Penso che siano pubblici diversi. Proprio il romance ad esempio è un genere che vive nel digitale. Mi è capitato di sperimentare su piattaforme come Wattpad mettendo le prime bozze di romanzi che stavo scrivendo. I commenti mi hanno dato la possibilità di capire fin da subito cosa funzionasse e cosa no, in questo modo sono più sicura sui cambiamenti da attuare.

Quanto è diversa la promozione in presenza da quella che fai tu? Dovrebbero coesistere in realtà. Usare i social per me è fondamentale, bisogna fare una pianificazione editoriale. Anche un mese prima pubblico dei capitoli online per poi bombardare Instagram per fomentare il mio pubblico. Con il tempo impari a capire cosa piace e cosa no, aiuta che ci sia una risposta immediata. Promuovermi fisicamente l’ho fatto poche volte ma perché mi muovo in un mondo digitalizzato. In questo modo sento di arrivare a più persone.

Nel 2023 sei stata al Festival Romance Italiano in veste di autrice augurandoti di ripresentarti l’anno successivo come editore. Infatti poi quest’anno questo augurio si è avverato. Che differenze ci sono nel non portare più solo i tuoi romanzi ma anche quelli di altri a un festival letterario? È molto più stressante. Dalle nove alle diciotto ho gestito il mio stand insieme alla mia collega, Christina Mikaelson, tra file chilometriche e decisamente non abbastanza pause. Però posso dire di essere molto soddisfatta. È importante in queste occasioni per un lettore avere la possibilità di confrontarsi con gli autori e viceversa. Ho sempre la paranoia che i miei libri non li legga nessuno ma questi momenti mi confermano che quello che faccio è importante per qualcuno.

Con Christina Mikaelson, nel 2019 prima di fondare Crisalide Publishing, avete buttato giù le idee di quella che poi sarebbe diventata la casa editrice. Che cosa avevate chiaro fin da subito? Sicuramente il genere e il nome. Volevamo creare una realtà come piaceva a noi, improntata sugli autori e la valorizzazione dei loro lavori. Prima ho lavorato per altre due case editrici, li ho imparato tante cose su come funziona questo mestiere. Ora facciamo una selezione serratissima ma già dalle prime tre righe capiamo che tipo di lavoro abbiamo davanti. Prima di cambiare qualcosa ci confrontiamo sempre con l’autore.

La Chrysalide dice una cosa chiara: no EAP (editoria a pagamento). In che modo la  portate avanti? Lavorando con Amazon e abbattendo le spese di stampa siamo in grado di portarla avanti. Spendiamo principalmente in grafica, con le copertine. Per il resto l’editing lo facciamo noi. Grazie a tutto questo è una realtà che può esistere.

Se potessi scegliere il tuo futuro seguiresti sempre la strada da autrice indipendente o ti ci vedi con un contratto con una grande casa editrice? Voglio avere il pieno controllo su quello che scrivo. Indipendente. tutta la vita.

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Un commento

  1. Alexandra Rose

    grazie mille!

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