L’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE: LA STORIA DELLA SARDEGNA ATTRAVERSO IL LAVORO E IL SUDORE DEI MINATORI

Sole, mare, natura, ma anche storia e tradizioni, raccontati dagli abiti dei singoli paesi, tramandati di generazione in generazione attraverso oggetti, colori, trame di tessuti, ma anche racconti che da padre in figlio, da nonno a nipote, servono a tramandare la vera essenza dell’Isola.

La Sardegna è una regione che ha tanto da raccontare e da mostrare, le bellezze naturali sono sotto gli occhi di tutti durante i dodici mesi dell’anno, come il mare e le spiagge, come i paesaggi, le albe e i tramonti, ma è anche storia. Non solo un passato lontano, ma anche più recente, fatto di lavoro e sacrificio.

E’ il passato delle miniere e degli insediamenti industriali costruiti in Sardegna e poi abbandonati perché non più utilizzati. Molti di questi insediamenti, che per molti sardi sono stati sinonimo di lavoro e sudore, non sono stati abbandonati ma rivalutati e aperti alla collettività, diventando meta di turisti e luoghi in cui organizzare eventi e appuntamenti culturali.

L’opera di recupero e rilancio dei numerosi siti industriali sardi è da attribuire soprattutto al Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna, una istituzione, nata nel 2001, unica nel suo genere in cui vengono racchiusi tutti i siti dell’Isola, diventando uno dei parchi più estesi d’Italia.

Tanti i siti e le miniere da nord a sud che possono essere facilmente visitate durante un soggiorno in Sardegna per gli amanti dell’archeologia industriale: l’Isola infatti contava oltre 600 concessioni minerarie.

ARBUS-GUSPINI. Da non perdere una visita alla grande miniera di Montevecchio a Guspini rimasta aperta oltre 140 anni con una attività industriale che si è sviluppata nel corso di cinque concessioni minerarie. Il complesso minerario è molto ampio proprio per l’imponente sviluppo durante le attività estrattive, ma non solo. A Montevecchio si sperimentava e si studiavano nuove tecniche di lavoro. Le visite all’interno del sito sono organizzate seguendo alcuni specifici percorsi e consentono di ammirare le abitazioni dei lavoratori e della borghesia ottocentesca, oppure seguire ‘le strade’ dei lavoratori vicino al pozzo di estrazione o nelle aree dei macchinari, ripercorrendo idealmente una giornata di lavoro.

IGLESIAS. E’ assolutamente da non perdere una visita a Porta Flavia all’interno del promontorio di Masua a Iglesias per la sua bellezza e spettacolarità.

Fu realizzata tra il 1922 e il 1924 ad opera di Cesare Vecelli. E’ un’opera di ingegneria unica: un tunnel scavato nella roccia lungo circa 600 metri che finisce a strapiombo sul mare affacciandosi davanti al faraglione di Pan di Zucchero. Da questa ‘finestra sul mare’ venivano direttamente caricati e scaricati dalle navi i materiali. Nella roccia, infatti, furono anche realizzati nove silo per lo stoccaggio dei minerali e dei materiali che a loro volta erano collegati alle gallerie di carico e scarico.

SASSARI. Spostandosi verso nord, può essere visitato un altro noto sito minerario attivo già dai tempi dei romani: la miniera dell’Argentiera nella costa della Murra a Sassari. Il sito minerario è molto conosciuto anche grazie al romanziere francese Honorè de Balzac che nel lontano 1838 sognò di sfruttarla per rimettere in sesto le proprie finanze, ma poi abbandonò l’idea per la scarsa quantità di argento trovato nelle terre analizzate. Le estrazioni nel sito minerario iniziarono già nel 1867 e si conclusero nel 1963 quando il giacimento fu dichiarato esaurito. La miniera dell’Argentiera è il primo museo minerario a cielo aperto, patrimonio dell’Umanità riconosciuto dall’Unesco, fa parte del Parco Geominerario. E’ possibile visitare i ruderi del sito estrattivo ma anche le nuove abitazioni e la borgata attualmente abitata da un gruppo ristretto di persone. Una totale fusione tra passato e presente con strutture che si confondono insieme alla natura creando suggestioni uniche e affascinanti.

GADONI. Bisogna spostarsi nel centro Sardegna per visitare un altro suggestivo e unico sito estrattivo: la miniera di Funtana Raminosa a Gadoni. Un sito minerario che affonda le radici nella storia e nel tempo visto che sono state accertate attività minerarie che risalgono all’età del rame. Tracce poi di lavorazioni e quindi estrazioni di epoca nuragica e poi fenicia, romana e saracena. Considerato tra i più ricchi giacimenti di rame d’Europa, la scoperta fu dichiarata solo nel 1913. Da alcuni anni gli impianti della miniera sono stati aperti al pubblico e, con l’aiuto degli ex minatori diventati guide, possono essere visitati immergendosi completamenti nell’attività mineraria. Si potranno così ammirare le aree estrattive con gli impianti in cui venivano trattati e ripuliti i materiali, ma anche la laveria, la teleferica, i convogli ferroviari che venivano utilizzati per trasportare i minerali, le pale meccaniche, gli attrezzi da lavoro ma anche il villaggio, la chiesa e la scuola che erano state realizzate per ospitare i minatori e le loro famiglie. Uno scenario sospeso nel tempo che racconta la storia di un territorio.

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