PAOLO FRANCESCO BERRIA E LA RICCHEZZA DEL SARDO NUORESE: IL VOCABOLARIO, FRUTTO DI UN LAVORO INIZIATO NEL 1994

Paolo Francesco Berria

Autore del vocabolario sardo nuorese-italiano, casa editrice EDES, che raccoglie 22 mila lemmi in 2 volumi, Paolo Francesco Berria, nuorese di 48 anni, maturità classica e studi in giurisprudenza, ha dedicato il suo lavoro a nonna Carmenedda che parlava nuorese, nonno Portolu che parlava dorgalese e zia Grassiedda che parlava orunese, tre voci di riferimento da cui ha appreso il sardo.

Alla fine del ‘94 aveva cominciato a scrivere parole e frasi gergali del microcosmo paesano, intervistando le persone anziane registrava con cura parole, metrica, locuzioni e contestualizzando ogni lemma nelle frasi in cui veniva utilizzato, evidenziava come ogni nucleo familiare si caratterizzasse per modi di dire tipici. 

Paolo, quali altre fonti hanno nutrito la sua passione?

“La grammatica “Ello, ellus” del linguista spagnolo Eduardo Blasco Ferrer dove vengono analizzate le varianti dell’area logudorese e campidanese e la maestra Salvatora Espa che dai primi anni ottanta faceva teatro in nuorese agli scolari di Santu Predu. Da lei ho ricevuto in dono una raccolta di vocaboli e locuzioni desueti in nuorese antico che sua madre aveva appreso dal bisnonno vissuto nella prima metà dell’800 e morto centenario. Aggiungo La vita rustica riflessa nella lingua di Max Leopold Wagner, l’Antologia dei poeti dialettali nuoresi di Gonario Pinna e Tradizioni popolari di Nuoro di Grazia Deledda. E ancora il vocabolario sardo di Luigi Farina, la grammatica della lingua sarda nuorese di Massimo Pittau e innumerevoli tesi di laurea relative a vocabolario, grammatica, fitonimi e toponomastica di tutti i paesi della Sardegna donate dallo stesso Pittau alla biblioteca Satta”.

Durante questo impegno di sei lustri c’è stato qualche momento di défaillance?

“Nessun cedimento se non la difficoltà materiale, non essendo un tecnico, di predisporre il file per la pubblicazione secondo regole precise dell’impaginazione. Rileggere e rivalutare tutto per rendere più aderenti le traduzioni delle frasi gergali è stato un lavoro bellissimo nonostante mi ha portato via molto tempo poiché il sardo e l’italiano sono due lingue che evocano immagini non sempre coincidenti”.

Cosa ha provato quando ha messo il punto finale?

“Grandissima emozione. Ho pensato a questa mia opera come ad un figlio, soprattutto quando ho avuto conferma che sarebbe stato pubblicato. Accompagnandolo con le parole “Bova fortuna appat”, mi sono augurato che diventasse un buon amico di tanti lettori e essendo un vocabolario che raccoglie molta vita nuorese, penso possa essere una buona lettura. E poiché non c’è mai un punto finale per una grande passione, se Dio vuole continuerò a fare ricerca”.

Quali sono i suoi progetti e le sue aspettative?

“Dopo averlo battezzato, vorrei portarlo in giro nell’isola e nel mondo per lasciarne memoria scritta alle nuove generazioni che oggi hanno meno possibilità di acquisire il sardo sia orale che scritto. Dal punto di vista lavorativo vorrei inserirmi da qualche parte come ricercatore. Se arriva ben venga”.

Altri hobby?

“Ho fatto speleologia, sono appassionato di siti nuragici, di chiese del periodo giudicale, di parchi e montagne. Da 16 anni faccio parte del coro di Nuoro, amo leggere soprattutto romanzi e monografie storiche”.

Cosa suggerisce a coloro che non conoscono la lingua sarda?

“Se non la conoscono affatto suggerisco la lettura del mio lavoro, di prenderlo in mano come qualsiasi libro, sfogliarlo con interesse e curiosità, leggerlo attentamente per acquisire il maggior numero d’informazioni. Di fare tesoro dello scibile degli anziani, maestri e custodi della lingua sarda”.

I genitori investono affetti e risorse nei propri figli, quale è stato il ruolo dei suoi durante tutti questi anni di lavoro?

“Conseguita la maturità a 18 anni, ho scelto giurisprudenza senza avere le idee molto chiare. Sostenuti gli esami romanistici e di filosofia del diritto a me più confacenti, le discipline più prettamente tecniche mi attraevano meno. Ho fatto un’esperienza lavorativa come creator di percorsi naturalistici in Sardegna, ho svolto attività di consulente in una casa editrice oltre Tirreno e lavorando in studio con mia madre ho capito cosa significa fare l’avvocato. Ringrazio i miei genitori che, per aver sempre creduto in me, hanno condiviso e sostenuto il mio progetto fino alla fine”.

https://www.ortobene.net/

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2 commenti

  1. Bravissimo Paolo

  2. FRANCESCO MANCA

    SONO MOLTO INCURIOSITO.
    RINGRAZIO TUO ZIO E TUA ZIA PER AVERMI INFORMATO.
    BUON LAVORO.

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