di PATRIZIA BOI
Nel sontuoso castello di Laconi, residenza dei marchesi Aymerich, viveva una cagnolina elegante e aggraziata di nome Camilla. Aveva le zampe slanciate e affusolate e la camminata danzante dei levrieri, cosicché tutti gli altri cani si voltavano a guardarla.
Quando usciva nel parco immerso in un’oasi di verde, tra cascate ed alberi centenari, per non sciupare il suo manto vellutato indossava una veste di raso bianco.
Nell’aspetto e nei modi Camilla ricordava la marchesa Isabella, a dimostrazione del fatto che ogni cane sceglie il padrone a sua immagine e somiglianza.
Anche se nel castello vivevano altri tre cani, Camilla era la favorita e la marchesa non si separava mai da lei.
Una domenica, mentre aspettava nel parco la sua padrona, Camilla si accorse che un cancello era rimasto aperto. Adorava le roselline rosse che ricoprivano l’inferriata del giardino, ma desiderava scoprire che cosa c’era oltre la recinzione. Non perse dunque l’occasione e spinse il muso fuori dalla cancellata. Vide una collina verde come il prato di casa sua, ma molto, molto più grande. Uscì, attratta da quell’ampio spazio.
Poco dopo, incontrò un cavallo zoppo e gli domandò cosa ci fosse al di là della collina.
«Un rigoglioso boschetto di lecci, querce, olivi e carrubi e poi ruscelli, cascatelle e laghetti», rispose il cavallo.
Allora Camilla camminò e camminò e giunse al limitare del bosco dove trovò una sorgente d’acqua e si abbeverò. L’acqua era così fresca che si sentì rivitalizzata.
Domandò a una poiana appollaiata sopra la sorgente cosa ci fosse nel boschetto e lui rispose:
«In questo bosco c’è la vita e, se saprai cavartela, troverai l’amore».
Camilla si spinse nel profondo del bosco e nel frattempo scese la notte. Poiché gli alberi erano così fitti che non si vedeva nulla, fu invasa da una grande paura. Ma, proprio quando stava per scoppiare in lacrime, le apparve una luce.
Si concentrò su quel bagliore e si accorse che due grandi occhi fosforescenti la osservavano da lontano. Si avvicinò e incontrò lo sguardo di una civetta maestosa, la quale, appena la scorse, pronunciò queste parole:
«Ti sei smarrita nel bosco, ma non disperare perché, se avrai coraggio, troverai il cervo sardo. Ti indicherò la strada illuminandola col mio sguardo. Prima, però, dovrai cercare la cagna saggia, poiché lei ti dirà come proseguire la tua ricerca».
Camilla ringraziò la civetta e riprese il suo cammino seguendo la via della luce.
Dopo un lungo percorso giunse a una radura del bosco, proprio sul far dell’alba. A quel punto il chiarore che la guidava scomparve e nella penombra le apparve una cagna molto grassa pacificamente sdraiata su un cuscino di foglie morbide. Si avvicinò e le domandò:
«Sei tu la cagna saggia? La civetta mi ha mandato da te per cercare il cervo sardo. Adesso, però, sono stanca e affamata e ti chiedo aiuto».
La cagna le diede un pezzo di pane duro e uno scheletro di gallina e Camilla mangiò tutto senza fiatare, ma quando stava per crollare addormentata, la cagna la ammonì:
«No! Non è ancora tempo di riposarti. Devi andare oltre. Comincia a percorrere quel pendio. Alla fine della salita troverai un enorme tronco cavo. Lì abita mio cugino, il cervo sardo. Cammina e non voltarti mai indietro!».
Camilla si mise di nuovo in marcia e, proprio mentre il sole alto abbagliava la sua vista, le apparve un magnifico esemplare di cervo, con il corpo snello ed elegante, la spalla arrotondata e muscolosa, il petto largo e la groppa dritta. Camilla ammirò quel collo lungo e sottile, si specchiò in quegli occhi ovali, grandi ed espressivi, accarezzò quel mantello liscio, affascinata da due corna, ampie come dei “palchi”.
Il cervo la guardò con occhi amorosi e le sussurrò con dolcezza:
«Ti aspettavo! Io ti insegnerò la via. Il tuo sguardo tornerà a essere selvaggio come il mio. Ajò!».
Così dicendo le accarezzò il musetto con le zampe morbide e Camilla sentì un brivido di felicità che la invase, penetrando fino in fondo all’anima.
Da quel giorno Camilla conobbe l’amore, la gioia, la condivisione e l’impegno a far crescere cinque cuccioli meravigliosi. Tutto questo le consentì di vivere felice e contenta con il cervo sardo fino alla fine dei suoi giorni.
Ogni tanto pensava alla marchesa, alla quale era stata molto affezionata, ma la strada che la separava da lei era troppo lunga. Ormai era entrata a far parte del mondo e per nessun motivo sarebbe mai tornata indietro. Ogni altro luogo sarebbe stato per lei come un recinto.
Come Camilla con la sua marchesa
ogni buon cane può aver la pretesa
di rimanere dentro a un recinto
chiuso al sicuro dal proprio istinto.
Se mai ricerca il cervo selvaggio
e poi lo trova mettendosi in viaggio
delle sue corna non abbia timore
perché lo libera e nasce l’Amore.
Qui la prima puntata: