IL “MASTER AND BACK” IN SARDEGNA? HA FAVORITO LA “FUGA DEI CERVELLI”: IL 62% DEGLI STUDENTI HA LASCIATO L’ISOLA


La Regione finanzia la formazione all’estero degli studenti per poi accoglierli nel mercato del lavoro sardo con maggiori competenze e professionalità. È lo scopo del programma Master and Back che tuttavia non trova riscontro nella realtà. Leggendo i dati forniti dalla Corte dei Conti l’impressione è proprio questa.  I giudici contabili hanno infatti presentato un’indagine sullo stato di attuazione del “Po Fse 2007-2013” in Sardegna, con particolare riferimento agli interventi per la formazione professionale. Si tratta del Programma operativo regionale del Fondo sociale europeo (Por Fse): è il documento con il quale la Regione ha programmato, per il periodo 2007-2013, le risorse del Fondo Sociale Europeo, dedicate al rafforzamento della coesione economica e sociale migliorando le possibilità di occupazione e di impiego. La Corte dei Conti evidenzia che emergono “preoccupanti carenze” nella programmazione ‘Master and Back’, già evidenziate nel rapporto di un valutatore indipendente, secondo il quale, in estrema sintesi, “uno degli effetti di maggiore rilievo consiste nell’aver favorito il fenomeno della fuga dei cervelli, noto a livello internazionale come brain drain. Infatti – si legge -, Master and Back ha creato opportunità di crescita per i giovani sardi e spesso ha aumentato le loro capacitazioni, ha cioè fornito risorse per raggiungere con maggiore facilità gli obiettivi proposti”, però “al marzo del 2015 la quota di emigrati si è assestata al 62,9% dei beneficiari. Un numero decisamente consistente in linea con i risultati 2014”. Nel complesso, il motivo della permanenza fuori dalla Sardegna sarebbe sostanzialmente imputabile “al mercato del lavoro più dinamico”. In conclusione, “come in passato, il Programma Master and Back appare quindi non riuscire a camminare con entrambe le sue gambe, risultando deficitario specialmente nella capacità di ‘riportare a casa’ i cervelli in fuga”. Il problema poi si inserisce in un contesto di per sè difficile. “Le difficoltà sempre maggiori incontrate dalle fasce più giovani della popolazione trovano pienamente conferma anche nei dati relativi al cosiddetto Neet (Not in Education, Employment or Training) – si legge nel documento- più di un terzo (34,2%) dei giovani sardi fra i 15 e i 29 anni, infatti, non risultano occupati né impegnati in un corso di studi o di formazione (la media nazionale è del 26,2%), con un aumento nel solo 2014 di più di due punti percentuali”.

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