DA BARCELLONA, POSTCARDS FROM, LE CARTOLINE RETRÒ DI MANUCHE: IL LAVORO INVENTATO DI EMANUELA PORCEDDU

Emanuela Porceddu


di Martina Marras *

Emanuela passeggiava per Barcellona alla ricerca di una cartolina da mandare ai suoi genitori, ma nessuna delle fotografie in vendita, raffiguranti le vie della bella città nella quale si era da poco trasferita, raccontava davvero quello che lei avrebbe voluto dire. Perché non fai delle cartoline tu? le suggerì il suo compagno e lei pensò che effettivamente quella montagna di foto che aveva scattato nelle prime settimane di permanenza in Spagna poteva essere sfruttata in qualche modo.  «Fotografavo ogni angolo della città e tutti i dettagli che attiravano la mia attenzione – racconta – e alla fine è nato Manuche-Postcards from»: un piccolo omaggio alla bella Postcards from Italydei Beirut, è evidente. Ma con la voglia di fare qualcosa di più di una semplice foto ricordo. Partendo dall’idea della classica cartolina, Emanuela ha pensato di realizzare dei quaderni: postcards in senso lato, da tenere in borsetta e riempire di ricordi.

L’amore ritrovato. «Ho sempre amato la carta. Da bambina facevo collezione di cartoline, carte da lettera, quaderni, ma lo avevo dimenticato sino a quel momento», ricorda Emanuela. «Un sera d’inverno, mentre fuori diluviava, è nato il primo notebook. Avevo davanti una foto della giostra del Tibidabo e un pezzo di cartoncino riciclato: ho stampato l’immagine su un foglio ed ecco il prototipo di un quaderno».
Tutti i prodotti Manuche sono interamente realizzati nel laboratorio di Barcellona, dove la giovane creativa impagina, stampa, taglia e rilega a mano. Il design è quello dei quaderni di scuola degli anni ’70 e dei libretti di poesia sarda. Notebook completamente eco-friendly, in carta riciclata e cotone organico, «con un’anima retrò, ma allo stesso tempo contemporanea», precisa Emanuela. L’aria di Barcellona, per Emanuela, è stata salvifica. «L’idea di cambiare città mi ronzava in testa da un po’ di tempo – racconta – l’impossibilità di trovare un qualsiasi lavoro, la sensazione che Cagliari ormai mi avesse dato tutto quello che poteva darmi e la voglia di ricominciare da zero sono stati determinanti. Non mi interessava cosa avrei fatto, mi ero stancata dell’idea della carriera a tutti i costi, con questo approccio la soddisfazione lavorativa è venuta da sé». La Sardegna era diventata troppo stretta, eppure il lavoro che Emanuela ha inventato in Spagna avrebbe potuto benissimo farlo anche dall’Isola. «Credo che non avrei neppure pensato a realizzare qualcosa del genere – ammette – A Barcellona ho trovato una mentalità più aperta che ha reso possibile ciò che da altre parti sarebbe sembrato solo un gioco. La facilità di inserimento nel settore commerciale e la disponibilità delle persone sono state fondamentali. Barcellona rappresentava per me la città perfetta: non troppo diversa da Cagliari, a misura d’uomo e solare. Ciò che mi ha conquistato è stato il fatto che in questa città convivono due anime, quella del piccolo paese con le sue dinamiche sociali e quella della metropoli con la sua offerta culturale».

L’aria di casa. Nel futuro di Emanuela c’è Barcellona e nessuna intenzione di tornare a casa, almeno non a breve. Ma in cantiere c’è un progetto dal sapore vagamente nostalgico. «Oltre alle diverse sperimentazioni che sto portando avanti, vorrei creare una serie ispirata alla Sardegna, completamente diversa rispetto a tutte quelle che ho realizzato sino ad ora», conclude. Emanuela Porceddu ha 29 anni, la sua grande passione è la fotografia. Si è laureata in storia all’Università di Cagliari. Vive e lavora a Barcellona da due anni.

* L’Isola delle Donne

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