DANIELE, RAGAZZO DI SARDEGNA: IL GIOVANE PASTORE DELL’ISOLA CHE HA PERSO 150 PECORE NELL’ALLUVIONE DELLO SCORSO NOVEMBRE


di Marco Pau

Daniele possiede 170 pecore, gregge formato piano piano, come si fa quando si comincia con pochi animali.

Fare il pastore gli piace (non vuole essere chiamato allevatore) ha scelto quel mestiere, non è capitato per caso o perché  non c’è altro da fare.

No lui no, ha deciso con caparbietà e determinazione e affronta con animo leggero e allegro un mestiere difficile, duro, spesso ingrato, e lo fa con amore, conosce le pecore, del resto era il mestiere di suo padre.
Qualcuno gli chiede: “Come mai un ragazzo di un paese del campidano, alle porte di Cagliari, s’è messo a fare il pastore?”

Daniele risponde con naturalezza e sorpresa: “Perché è un mestiere dignitoso, mi da da vivere esattamente come altri lavori. Non dipendo da nessuno ho il mio stipendio e penso di “crescere” il gregge e magari darò un lavoro anche a qualche altra persona.”

Stimolato continua: “Dovrei forse stare “a giro” come tanti giovani come me che stanno ad aspettare il buon lavoro, pulito e ben pagato che probabilmente non arriverà mai. Intanto aspettano inermi, pronti ad andar via dal proprio paese  e se capita anche dalla Sardegna, magari a fare lavori peggiori di quelli che evitano qua..”
Gli chiedo perché, e in cosa, i suoi coetanei sono diversi da lui. “Siamo uguali per tante cose, solo che molti, per esempio, non faranno mai i pastori, perché “tu fai orari strani, sempre impegnato natale, pasqua e ferragosto” e poi sopratutto perché le ragazze non si mettono con un pastore e questo spaventa più di tutto il resto”.
Gli chiedo: “E tu?”. “A me non interessa quel che dicono, perché la ragazza che mi vorrà sa già chi sono e se sceglierà di restare con me affronteremo la vita insieme, senza finzioni o imbrogli reciproci. Io la penso cosi.”
Lunedì 18 novembre 2013 ore 13:00 un’onda di piena del fiume porta via il gregge di Daniele, i suoi animali

sono trascinati nel vortice delle acque che ribollono rosse e minacciose.

Dopo un primo attimo di panico il ragazzo reagisce, lo aiutano, mette in acqua una sorta di zattera e combatte con le acque, come può, afferra per il vello le pecore e le porta a riva al sicuro, una, due, tre, quattro, cinque, lottando freneticamente, alla fine stremato, ne salverà 20, le altre 150 il fiume le porta via verso il mare.

Il ragazzo le segue lungo l’argine, impotente, non può fare più nulla e tra le lacrime le chiama “bei, bei”, vieni, vieni, con un ultimo disperato richiamo.

Tornato dalle pecore superstiti, le accarezza, con dolcezza, gli animali lo riconoscono, lui le vuole portare al riparo, le chiama, “bei, bei”, gli animali lo seguono e le porta via.

Il giorno dopo l’alluvione parenti e amici vanno a trovarlo e qualcuno, forse per incoraggiarlo, gli dice: “Vedrai che te le pagheranno tutte le pecore perse e probabilmente alla fine ci guadagnerai pure”.

Il ragazzo con misto di rabbia e orgoglio risponde: “Sai cosa ti dico, se mi vogliono aiutare sono qua, mi conoscono, in ogni caso non mi arrendo, ripartirò dalle mie 20 pecore e in poco tempo riavrò il mio gregge, vincerò io non la sfortuna”.

Si alza, guarda verso il cielo poi verso il fiume e mormora “Finirà prima o poi di piovere!”. Fa un fischio al cane, saluta tutti e si avvia verso le sue pecore.

Giù il capello. Questo è Daniele un ragazzo di Sardegna.

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Un commento

  1. Grande rispetto per questo ragazzo “padrone” delle sue scelte di vita.
    Ce la fara’, l’impegno e la convinzione che le sue scelte facciano parte del suo progetto di vita, lo rendono invincibile. Auguri ragazzo.

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