IN UNA LETTERA A PAOLO PULINA LA SUORA LAICA NATALINA ISELLA RACCONTA L’ASSISTENZA IN CONGO ALLE BAMBINE ACCUSATE DI ESSERE STREGHE

Natalina Isella con i suoi ragazzi in Congo


di Natalina Isella

 

Premessa redazionale. Natalina Isella, originaria di Barzago (Lecco), suora laica, è in missione nella Repubblica del Congo da più di vent’anni; il centro presso cui presta servizio si trova a Bukavu, cittadina che si estende sul lago Kivu con cinque lingue di terra a confine con il Ruanda. Si estende fino a 2100 metri d’altezza e, mentre i ricchi hanno occupato questa zona lacustre, nell’entroterra ci sono numerose baracche  molto vicine tra di loro. Il centro Ek’Abana (che significa casa ai bambini) si trova ai piedi della collina vicino a una scarpata, a prova anche di terremoto.

 

Lettera da Bukavu (Congo): Come il foyer Ek’abana assiste le bambine accusate di essere streghe

Carissimo sig. Paolo Pulina, La ringrazio infinitamente per la sua generosa offerta in favore di Ek’abana che il Suo amico don Alfredo Ferrari (missionario Fidei Donum della Diocesi di Tortona) mi ha fatto avere attraverso suor Elena.  La somma troverà il suo impegno nelle varie spese che Ek’abana sostiene per il vitto, la scuola, il personale che lavora a Ek’abana, perché noi funzioniamo così, attraverso le offerte delle persone generose come lei. Forse le farà piacere sapere qualcosa sulle attività che si svolgono a Ek’abana e che don Alfredo Ferrari ha sempre sostenuto sia materialmente che moralmente perché ne ha visto il nascere. Grazie infinite per il bel libro postumo di don Pino Mazza che Lei ha curato,   “Tre uomini di chiesa: mons. Felice Cribellati, don Olderico Guerra, chierico Francesco Gatti”, che leggerò con tanto piacere.

Il foyer Ek’abana, che vuol dire casa delle bambine,  è nato nel 2002, si può dire in piena guerra perché a quel momento la violenza era ancora molta, anche a Bukavu, non solo nella foresta come in questi giorni, perché la guerra non è mai finita. (In certi posti è più violenta che mai. L’ospedale generale di Bukavu è pieno di feriti che vengono da Shabunda; don Alfredo Ferrari conosce quella zona, i soldati stranieri presenti in foresta hanno massacrato i civili dei villaggi d’intorno).

Il foyer Ek’abana è un’opera caritativa della Diocesi di Bukavu e accoglie bambine da due a 16 anni in rottura famigliare, la cui causa principale è l’accusa di essere streghe.

L’età media è di 10 anni, sovente arrivano analfabete, ed è a quell’età che incominciamo il percorso scolastico.  Soprattutto incominciamo la ricerca della famiglia per riuscire a riconciliare la famiglia con la bambina che si sente profondamente ferita per rigetto, abbandono e l’accusa di essere lei la causa di tutti i mali della famiglia. In genere sono bambine che hanno perso la mamma;  il papà che sposa un’altra donna vede nella bambina una rivale piuttosto che una bambina che ha bisogno della mamma.

Il foyer Ek’abana cerchiamo di strutturarlo come una famiglia anche se è una famiglia un po’ numerosa, sullo stile africano, con 35 bambine all’ora attuale.

Il nostro lavoro sulla bambina consiste nell’ascolto, nell’assicurarle tutto quello che non ha avuto in famiglia: affetto, cure, educazione. Piano piano la conduciamo sul cammino del perdono nei confronti di chi l’ha accusata: se la bambina vede un gesto di affetto della famiglia, facilmente perdona.

Il lavoro sulla famiglia consiste nel riallacciare i rapporti cercando di demistificare la credenza di stregoneria dimostrando che la bambina è solo una vittima; se ci sono dei problemi in famiglia – malattie, povertà estrema – , si può affrontare il problema, aiutare a risolverlo senza far soffrire la bambina che aspetta solo di essere amata.

Oltre all’accoglienza di queste bambine che ogni anno cambiano, perché riusciamo ad inserirle nella media di 10 all’anno e altrettante entrano, ci occupiamo di pagare la tassa scolastica a più di 800 bambini che invece di andare a scuola andavano in strada a vedere l’acqua  o i sacchetti  di plastica, ma ancora tanto piccoli, la cui età varia dai 7 ai 12 anni. Pagando la tassa scolastica accettano di tornare a scuola perché in effetti sono bambini, le cui famiglie, per la maggioranza, sono venute dall’interno per fuggire la guerra e abitano alla periferia di Bukavu, Cahi, Ciriri, Cimpunda, Bagira Buriba.

Ecco un po’ in sintesi che cosa è Ek’abana; spero di essere  riuscita a dare un’idea anche se sono stata molto sintetica.

Ancora grazie di cuore, un caro saluto.

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Un commento

  1. Natalina Isella (Ek'abana, Bukawu - Congo)

    Carissimo Paolo Pulina, ho ricevuto con molto piacere il suo messaggio, ho aperto il sito che mi ha indicato. Vorrei cogliere qui l’occasione per fare un positivo commento sulla sua iniziativa di pubblicare la lettera per far conoscere questa realtà, sulla quale sarebbe bello sentire il parere degli altri. Io posso solo dire che ciò che trovo interessante nel mio lavoro di educatrice di queste bambine, se così si può dire, è la risposta che queste bambine sanno dare alla nostra proposta educativa, proposta che si basa soprattutto sulla pedagogia del perdono. Quando la bambina riesce a fare questo passo il suo progresso a scuola e nel suo percorso di maturazione personale si può dire assicurato. Ancora grazie di cuore, un caro saluto

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