OTTAVO INCONTRO AL "QUATTRO MORI" DI LIVORNO SULLA STORIA DELLA SARDEGNA: FORMULA VINCENTE NON SI CAMBIA

in primo piano il professor Francesco Cesare Casula nell'incontro di Livorno

in primo piano il professor Francesco Cesare Casula nell'incontro di Livorno


di Paola Bosio Bua

E’ questa l’idea che ha convinto l’ Associazione culturale sarda “Quattro Mori” di Livorno a proseguire nella serie di incontri iniziata nel 2002 con i più accreditati storici sardi invitati a Livorno a presentare la storia dell’isola, a partire da sostrato pre – nuragico all’epoca moderna. Il 16 ottobre scorso si è tenuto l’ottavo della serie, intitolato “La Sardegna Sabauda”. Nella prestigiosa sede dell’ Auditorium del Museo di Scienze Naturali di Villa Henderson, messo come sempre a disposizione dalla Provincia di Livorno, il Professor Francesco Cesare Casula, Ordinario di Storia Medievale, di Paleografia e Diplomatica del Dipartimento di Storia dell’Università di Cagliari, membro del CNR ed il Professor Angelo Castellaccio, ordinario di Antichità e Istituzioni Medievali dell’università di Sassari, entrambi autori di numerose pubblicazioni, si sono misurati in una relazione sulla storia della Sardegna che ha vivamente interessato i numerosi presenti, non solo per la fecondia e la scientificità del racconto, ma anche per il taglio interpretativo e documentario. L’intento di entrambi i relatori è stato quello di ribaltare la comune immagine della Sardegna e della sua civiltà come espressione di uomini ed eventi separati e distanti dalla storia nazionale ed europea, presentandone invece quegli aspetti salienti che hanno fatto dell’isola elemento importante nel periodo dell’egemonia spagnola e fattore centrale ai fini della formazione dello Stato sabaudo. Si tratta ha esordito A. Castellaccio, “ di dare nobiltà alle vicende come per esempio considerare dialettica e non divisione interna un luogo comune come la rivalità storica tra Sassari e Cagliari. A fine ‘800 Sassari era superiore a Cagliari come densità demografica, smentendo la presunta superiorità dell’attuale capitale”. I fatti cruciali che hanno caratterizzato la Sardegna spagnola? L’assolutismo monarchico che non consenti mai ad un sardo di assumere la carica di Viceré, di Arcivescovo di Cagliari o di vescovo di Alghero, la cacciata degli Ebrei nel 1492 dalla Castiglia e dalla Sardegna, fattore che impoverì il tessuto economico sardo, gli attacchi barbareschi non repressi dagli Spagnoli, il pastorello di Porto Torres che divenne re di Algeri ( e sconfisse Carlo V), il tribunale della Santa Inquisizione che fece bruciare sul rogo a Toledo il sardo Sigismondo Arquer, letterato, teologo, studioso all’Università di Pisa di diritto civile canonico, accusato nel 1562 dall’Inquisizione di essere luterano. Inoltre la mancata istituzione degli Spagnoli di una flotta sarda, nonostante i Sardi venissero imbarcati come galeotti e versassero le imposte. Affascinante e provocatoria la tesi sostenuta dal prof. Casula. Quella che lo storico porta avanti e documentata ormai da anni, e cioè che la storia dello Stato Sabaudo e di quello unitario devono essere letti in chiave sarda, considerando che la loro matrice originaria è quel Regno di Sardegna che al termine della Guerra di Successione Spagnola, fu assegnato nel 1718 con il Patto di Londra al Ducato di Savoia. Quest’ ultimo derivò il titolo regio in quel preciso momento appunto dal Regno di Sardegna. Nel 1720 avvenne la “fusione”, per cui il Regno di Sardegna si federò con il Principato del Piemonte ed il Ducato di Nizza e Savoia. “Non è mai esistita una Sardegna piemontese, sostiene Casula”, ma è esistito un Piemonte sardo. E sotto gli occhi increduli degli ascoltatori il professore mostra documenti della metà dell’Ottocento quando libri di geografia parlano del Ticino, del Tanaro come “fiumi della Sardegna” e perfino The Illustrated London News” cita “la costa sarda del lago Maggiore”. Altre “Chicche”: lo storico e studioso Luigi Cibrario, nato a Torino, era citato come ministro degli Esteri “sardo” , di Cavour i giornali dell’epoca scrivevano che avrebbe inaugurato il ponte sul Rodano che univa la “Francia alla Sardegna”. I francobolli dello stato unitario sono quelli sardi e non di altri stati, Mazzini e Carlo Alberto avevano passaporti sardi, etc etc. L’automobile dunque è sarda, sostiene con una metafora il professore e tale resta, anche se cambiano i passeggeri o l’autista. Interessante e fondamentale inoltre ricordare che lo Statuto albertino è modellato su quello sardo e così pure lo schema bicamerale del Parlamento. E’ mancato purtroppo il tempo a Francesco Cesare Casula per esaurire i molti altri aspetti di un argomento così scottante e risarcitorio. Si rimanda perciò con vivo interesse e piacere ai suoi due ultimi libri “ La terza via della storia “ e “ Italia: il grande inganno 1861 – 2010”.

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